Psicologia, Salute e consigli

Stress da lavoro: un problema per la salute di 4 milioni di italiani

28-04-2011

Stress da lavoro: un problema per la salute di 4 milioni di italiani

A chi non è mai capitato di sentirsi stressato, o di sentirlo dirlo da amici, colleghi o conoscenti? Sarà solo un nuovo “modo di dire” o è realmente uno stato d’animo che interessa molti di noi? Purtroppo la risposta non è di conforto ed una delle cause principali è l’ambiente di lavoro: lo stress da lavoro rappresenta infatti il secondo problema sanitario in Europa colpendo ben 40 milioni di cittadini europei, 4 dei quali sono italiani.

 

Diversi studi dimostrano come lo stress sia uno dei principali fattori di diminuzione della produttività poiché livelli critici provocano cattive performance, minor benessere dei lavoratori, asssenze e costi sanitari più elevati. L’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro rileva che: una persona su quattro percepisce il proprio lavoro come molto o estremamente stressante; lo stress legato all’attività lavorativa incide su oltre un quarto delle assenze di almeno due settimane dal luogo di lavoro sotto forma di vari problemi di salute; il settore più colpito è quello dei servizi, in particolare quello socio-sanitario; i gruppi più a rischio sono i lavoratori giovani, temporanei e le donne.

 

Entrando un po’ più nel dettaglio, lo stress è definito come una condizione fisica o psicologica che insorge in una persona quando si trova ad affrontare situazioni che richiedono risorse superiori a quelle che si ritiene di avere. Appena si percepiscono dei fattori di stress si ha una reazione di allerta e alcuni cambiamenti psicologici avvertono che il corpo è sotto pressione. Ciò che accade in queste situazioni è differente da individuo a individuo: alcuni sono più sensibili e si lasciano sopraffare, mentre altri utilizzano strategie di coping (o fronteggiamento), ossia modalità cognitive e comportamentali con cui si affrontano i sintomi dello stress non appena si avverte consciamente o inconsciamente lo stato di tensione.

 

Le fonti di stress di natura lavorativa sono:

  • il tipo di occupazione: alcune sono più stressanti di altre come ad esempio quelle in cui si viene messi sotto pressione da altri ma non si può rispondere come si vorrebbe;
  • pressioni di ruolo: le persone hanno una maggiore produttività sul lavoro quando è chiaro che cosa è richiesto loro e quando non hanno conflitti o ambiguità di ruolo, fattori entrambi associati a reazioni negative sul lavoro quali tensione, ansia, mancanza di impegno etc.
  • un non corretto calcolo dei carichi di lavoro: nei ruoli con sovraccarico di lavoro, le richieste possono essere eccessive rispetto al limite temporale o all’abilità di una persona, mentre in caso di sottoutilizzo, la persona riceve incarichi inferiori alle sue capacità.

 

Ma cos’è che puo contribuire a risolvere, o quanto meno ad alleviare questo stato di incertezza psicofisica? Innanzitutto, da quest’anno, i datori di lavoro sono obbligati a misurare il livello di stress dei propri dipendenti; la valutazione avviene in due fasi: la prima è obbligatoria ed è volta a rilevare indicatori oggettivi e verificabili, dai turni ai conflitti interpersonali al lavoro, alla corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e ciò che viene richiesto loro, all’evoluzione e sviluppo di carriera. Se non emergono elementi di rischio, il datore di lavoro dovrà semplicemente comunicare i risultati nel Documento di valutazione del rischio e prevedere un piano di monitoraggio; se, invece, risultano fattori di stress, saranno adottati (fase due) opportuni interventi correttivi.

 

C’è qualcosa che possiamo fare a livello personale per non soccombere ad ansia e stress? Dalla letteratura sul tema sembrerebbe che la caratteristica personale che maggiormente aiuta a fronteggiare le situazioni problematiche è la creatività, cioè la disponibilità al possibile, a considerare il problema da diversi punti di vista e in modo originale. Come consiglio personale, traggo spunto da una delle più famose poesie di Pablo Neruda e vi riporto qualche passaggio:

 

“…Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni (…)
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati (…)
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
(…)essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una splendida felicità.”

 

 

Milena Buffagni

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