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Yelena Bonner: l’attivista russa è morta all’età di ottantotto anni

20-06-2011

Yelena Bonner: l’attivista russa è morta all’età di ottantotto anni

È morta lo scorso sabato a Boston Yelena Bonner, una delle maggiori attiviste per i Diritti Civili in Russia del secolo scorso. Nata nel 1923 in Turkmenistan e cresciuta durante il regime Stalinista, Yelena era la figlia di un ebreo armeno comunista che fu accusato di generico complotto contro lo Stato e fucilato nel 1938, mentre la madre della ragazza fu confinata in un campo di lavoro per otto anni. La giovane Yelena entrò in seguito a far parte del partito comunista, esperienza che poi definì “il più grande errore” della sua vita; infermiera presso l’Armata Rossa, diventò poi pediatra e sposò un collega dal quale ebbe due figli.

ANDREI SARKHAROV. L’immagine di Yelena Bonner è fortemente legata, però, a quella del secondo marito, il dissidente sovietico Andrei Sarkharov, Premio Nobel per la Pace nel 1975, fisico nucleare che contribuì alla creazione della bomba atomica, guadagnatosi poi l’esilio per essersi schierato contro il suo utilizzo come arma da parte del regime sovietico. Yelena e Andrei fondarono il primo comitato in Russia per i diritti civili, ma l’esilio nella città chiusa di Gorkij di Andrei costò anni di lotta e fatica a Yelena, l’unico contatto del marito con il mondo esterno, tanto che fu lei nel 1975 a ritirare il suo Premio Nobel. Nel 1986 Gorbaciov riabilitò Sarkharov, ma l’accademico morì poco tempo dopo a Mosca. Yelena inaugurò una Fondazione in nome del marito per continuare a supportare la difesa dei diritti umani in Russia e nel mondo, ispirando e supportando movimenti di opposizione democratica.

 

PERSEGUITATA. L’impegno di Yelena Bonner è sempre stato accompagnato da una forte opposizione alle limitazioni alla libertà e ai diritti civili perpetrate dal governo russo: prima Gorbaciov, poi Yelstin e infine Putin sono stati aspramente criticati dall’attivista che ha subìto persecuzioni e soprusi lungo tutta la sua vita, tanto da essere la prima firmataria di una petizione che chiedeva le dimissioni immediate di Putin. Nel giorno della morte di Yelena le sue battaglie sembrano essere vive più che mai: dissidenti e oppositori dell’attuale governo sono pronti a ricordare al mondo i lati oscuri della realtà russa, per commemorare degnamente l’impegno della donna ed onorarne la morte.

 

Maria Guarriello

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