Attualità e Cronaca Rosa

Ladro di sabbia in Sardegna – Multato. Cattiva abitudine da cancellare. Di Federico Smidile

23-08-2011

Ladro di sabbia in Sardegna – Multato. Cattiva abitudine da cancellare. Di Federico Smidile

Spiaggia Saline (Stintino)

Uomo sorpreso a rubare 5 chili di sabbia in Sardegna. Comminata multa di 1550 euro.

 

LADRO DI SABBIA. Leggendo le cronache locali si trovano sempre notizie strane o interessanti che meritano attenzione. Una di queste è quella che informa della denuncia subita da un turista toscano di 54 anni, sorpreso a rubare la sabbia della spiaggia delle Saline a Stintino (Sassari). Sì. Portarsi via la sabbia è un reato, soprattutto se chi decide di tornare a casa con il souvenir non prende pochi granelli (e già non si dovrebbe fare!) ma ben 5 chili di sabbia! Ora, il Codice della Navigazione (articolo 1162) proibisce espressamente che si asporti sabbia, come anche alghe, ghiaia e altri materiali del demanio marittimo; i colpevoli subiscono una multa pari a circa 1550 euro. Ma non si tratta “solo” di una violazione del Codice della navigazione. Quello che è stato perpetrato dal “geniale” turista toscano, che aveva ben pensato di portarsi un pezzo di Sardegna in Toscana (come se la Toscana, tra l’altro non fosse bella di suo), è un vero atto di teppismo nei confronti di una forma di bellezza.

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IS ARUTAS DI CABRAS. E non è un caso isolato! Turisti (o, meglio, teppisti) senza rispetto portano via sabbia senza pensare che quei chicchi che a loro piacciono tanto non si rimpiazzano facilmente. Non sono una produzione industriale come le magliette coi quattro mori o altre pacottiglie turistiche; qui c’è di mezzo la natura, che ha “lavorato” per millenni per ridurre la pietra a quel livello di grandezza, e dargli quei colori e quelle forme. E non è che questo lavoro si comanda: portare via sabbia, a chili tra l’altro, depaupera in tempi rapidissimi le stesse spiagge. Si veda il caso di un’altra meravigliosa spiaggia sarda: quella di Is Arutas di Cabras (Oristano). Questa spiaggia è nota per la sua particolare sabbia, a forma di chicchi di riso (vedi foto), bianca ma con sfumature che vanno dal rosa al verde, composta in maniera esclusiva da quarzo. Chi ci è cresciuto parla di uno spettacolo di inaudita bellezza, che nulla aveva da invidiare alle spiagge più conclamate dei mari del Sud. Ma nel corso del tempo gli uomini hanno pensato di distruggere tutta questa bellezza (forse perché “senza navigatore” come direbbe un cantante famoso). E come hanno fatto? Semplice: portandosi via poco a poco la spiaggia. Prima pochi chicchi, poi qualche etto, poi qualche grammo, e poco tempo fa di notte sono venuti con macchine attrezzate e si sono portati via tonnellate di sabbia, vendute poi a bar, ristoranti, luoghi di divertimento che si spacciano per sardi, ma che di Sardegna nulla sanno, sparsi per l’intera Penisola ma anche per larga parte d’Europa. Pare, infatti, che faccia molto effetto dire “questa è la sabbia di Stintino, di Is Arutas”, o di altri luoghi della grande isola. Pare che questa sabbia esposta attiri turisti convinti di stare in Sardegna magari a novembre, godendo la bellezza della spiaggia, del mare e del sole sardo e dimenticando il clima uggioso di una città qualunque, lontana anni luce da quelle spiagge. E il bello, si fa per dire, è che costoro nemmeno capiscono che fuori dal contesto locale quella sabbia è, appunto, solo sabbia che potrebbe essere prodotta anche da una fabbrica cinese e spacciata per “autentica spiaggia sarda”. Chi scrive ha visto questa sabbia portata lontana da casa e, sarà perché è un romantico o per altri motivi, ha provato oltre a rabbia anche tristezza. Quei chicchi, ammesso che fossero veri, erano tristi, senz’anima (perché anche una spiaggia ha anima), grigi e spenti. Senza alcuna logica e significato.

 

MANI NEL “SACCO”. Non così doveva pensarla l’astuto turista toscano, uno dei pochi che si è fatto beccare con le mani nel sacco (alla lettera) e che almeno pagherà per la sua bravata una cifra che è puramente simbolica visto il danno che l’individuo in questione, e tanti altri come lui, hanno perpetrato, e continuano a perpetrare, ai danni non solo della Sardegna ma di tutti coloro che amano quei luoghi, e che sanno apprezzare la bellezza guardandola e non pretendendo di portarsela via, forse a consolazione di una vita che di quella bellezza ha meno di nulla.

Federico Smidile

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