Psicologia

Anoressia e Bulimia: non sono i soli disturbi dell’alimentazione

23-05-2011

Anoressia e Bulimia: non sono i soli disturbi dell’alimentazione

Quando si parla di disfunzioni del comportamento alimentare, ci riferiamo subito alle patologie più conosciute, ovvero l’anoressia e la bulimia. Esse sono senz’altro delle malattie psicologiche che comportano serie e gravi ripercussioni fisiche legate all’importante perdita di peso.

 

Negli ultime decenni però, con l’incrementarsi di una società super stereotipata, dove prevalentemente la figura femminile, ma anche quella maschile, sono in continua lotta per avere un fisico perfetto, la fobia nei confronti del cibo sta assumendo forme diverse.

 

BIGORESSIA: consiste nell’alimentarsi quasi esclusivamente di proteine e sottoporsi ad allenamenti sfiancanti con esercizi spesso scorretti con conseguente affaticamento della funzione renale (iperazotemia). E’ un comportamento diffuso soprattutto tra i ragazzi che praticano sport, in particolar modo palestra e cultura fisica. Si preoccupano eccessivamente della propria massa muscolare, a volte non sono soddisfatti dei buoni livelli ottenuti e continuno fino allo sfinimento, cadendo anche in depressione. E’ un disturbo ossessivo-compulsivo che solitamente riguarda l’età post adolescenziale, con l’inizio dell’età adulta.

 

ORTORESSIA: (dal greco orthos -corretto- e orexis -appetito-) consiste nell’ossessione di mangiare in modo particolarmente sano, solo i cibi considerati “giusti”. Nei giovani questo fenomeno si traduce in una ossessione per le malattie, che porta a scartare alimenti per loro “nocivi” fino a che nel piatto non rimane niente. Si distanzia dall’anoressia in quanto il movente non è dimagrire, ma è la ricerca di cibi incontaminati per la paura di ammalarsi. L’ortoressia è più diffusa tra i maschi che oggi soffrono di disturbi alimentari molto più di frequente (20 casi su 100). Spesso, anche nelle sue relazioni sociali, non si sente mai pienamente soddisfatto, e tende a ricercare la perfezione, persone che condividano i suoi stessi ideali maniacali, isolandosi in caso di realtà contraria.

 

SINDROME DELL’ALIMENTAZIONE NOTTURNA: si manista nell’età adulta, solitamente tra i trenta e i quarant’anni, e consiste nell’assumere grandi quantità di cibo durante la notte, prima di addormentarsi o a seguito di un risveglio. Il soggetto durante la giornata non mangia, o assume piccolissime dosi di cibo, per poi abbuffarsi dopo cena, arrivando ad assumere un terzo delle calorie giornaliere necessarie. Le persone che soffrono di questo disturbo spesso sono depresse, stressate e soffrono d’insonnia, il che alimenta la loro voglia di mangiare, pensando che ciò li aiuti a rilassarsi. Hanno una bassa stima di sè, anche se a volte può essere legato ad anomalie ormonali. Per essere definito patologico tale comportamento deve essere continuativo per più di un mese.

 

DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA: questa patologia è presente in molti adolescenti che cercano nel cibo un rimedio alla propria sofferenza o un modo per gestire lo stress. I sintomi sono simili a quelli della bulimia nervosa ma non presentano i comportamenti compensatori di quest’ultima, come vomito o abuso di lassativi o diuretici. Di solito chi soffre di questa disfunzione si isola, ha una bassa autostima, ha sensi di colpa e si vede costantemente brutta, in parte proprio a causa di queste abnormi abbuffate.

 

3 milioni di persone soffrono di Anoressia e di Bulimia, solo 7 i centri di riabilitazione in Italia per far fronte al problema, ancora indefinito il numero di chi invece convive con queste altre tipo di patologie silenzioseNon si guarisce da soli. Purtroppo nella cultura italiana, specialmente, il cibo ha retaggi ossessivi e il potere prevalentemente maschile costruisce dinamiche dove a subire la manipolazione sono prevalentemente le donne. Ricordiamoci però che non dobbiamo essere ammirate da luoghi comuni stereotipati che si fissano su immagini deliranti, come scheletri viventi che sfilano sulle passerelle e lasciano divagare anime prive di carne prima di buttarle via.

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