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Il consiglio di lettura di oggi riguarda un autore italiano troppo presto dimenticato: Giovanni Arpino. Scrittore piemontese del secondo Novecento, pubblica nel 1986, poco prima della sua morte, il piccolo libro “Passo d’Addio“.
Siamo in una Torino “lunare”, fredda e disperata di fine XX secolo: un professore di matematica in pensione, Giovanni Bertola, vive da solo in una stanza di una bella casa borghese appartenente a due anziane sorelle gemelle: Mimì e Violetta Rubino, che lo assistono con amorevole, impicciosa, cura da 20 anni.
Ogni domenica viene a trovare il Professore, un suo giovane, anche lui solitario, allievo: Carlo Meroni. I due hanno stretto un accordo: quando il Professore diverrà inabile alla vita, quando la memoria svanirà, Meroni dovrà provvedere ad aiutarlo a finire. Meroni ha accettato ma è un ignavo: non dice davvero no, ma nemmeno sì. E quando la malattia arriva, ed il Professore chiede, di essere aiutato a morire con dignità, Meroni resta accanto a lui ma inerte, senza agire.
L’angelo della morte, e della vita, è Ginetta, nipote sbalestrata e dolcissima delle due vecchie. Ginetta si innamora di Meroni e cerca di scuoterlo dalla sua ignavia. Ma senza successo. Lei è la vita, con le sofferenze, con le paure, con le gioie e le disperazioni della vita, Meroni la ama ma non la capisce, non sente la forza dei suoi sentimenti, chiuso in una arida logica che non porta a nulla. Alla fine è Ginetta a capire davvero il Professore, e, con dolcezza estrema, ad accompagnarlo lì dove Bertola desidera: ad una fine dignitosa, dopo una vita degna di essere vissuta.
Ginetta si allontana: solo lei e Bertola sono davvero vivi, mentre Meroni e le due zitellone fingono una vita che non è. Un libro delicato, su un tema doloroso, quella della fine della vita, trattato da grande scrittore quale era Arpino.
Federico Smidile
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