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Il mestiere più difficile per una donna? A mio avviso la mamma. Questione di nervi! E oggi voglio parlare di questo, non come se ne parla sempre, ovvero di quanto sia bello, magnifico, inenarrabilmente poetico. No, oggi voglio dare voce a quella parte che tutte noi mamme tentiamo di sedare ma che fa capolino quasi ogni giorno: essere mamma è faticoso, snervante, a volte urticante e molto spesso ci porta sulla soglia di un simpatico esaurimento nervoso. Tralascerò per il momento la gravidanza, che secondo me richiede un articolo a parte, ma già da quando i nostri figli entrano nelle nostre vite noi, come prima cosa, ci accorgiamo che non ne siamo più proprietarie. E non dei nostri figli, di loro non lo saremo mai, ma proprio delle nostre vite.
Iniziamo a parlare spesso in una sorta di plurale majestatis, non siamo più “io”, ma “noi”, ovvero “io e la mia prole“. Ci accorgiamo che non siamo mai sole (e non lo saremo più!). E questo sì, può essere un bene, ma ci sono momenti nella vita in cui ognuno di noi anela alla solitudine: ad esempio in bagno. Ci possiamo scordare la privacy sia per farci una doccia, sia per un bidet, o più naturalmente, per i bisogni fisiologici. Le piccole pesti urlanti sono sempre lì, prolungamento fisico di noi stesse. Non esiste shopping che non preveda la piccola belva logorarci di mille richieste, talmente pressanti da farci passare davanti a un tacco 12 scintillante, fautore di vecchi ricordi, senza nemmeno vederlo. Non esiste una sana chiacchierata al telefono ricca di succosi pettegolezzi, senza che il figlio/a urli disperato in preda ad un bisogno urgentissimo, di vita o di morte. Parrucchiera? Estetista? E chi sono? Chi se li ricorda più quei luoghi paradisiaci? In men che non si dica ci ritroviamo schiave dei figli che amiamo più di noi stesse e ci dimentichiamo che un tempo eravamo donne. Ecco, questo, non negatelo, almeno qui, senza buonismo, questo lo pensiamo un po’ tutte. Come ci sono giorni che ci chiediamo “chi me l’ha fatto fare”. E sono quei giorni in cui siamo stanche, in cui siamo passate da tutte le maschere possibili che ci offre la vita: donna al lavoro, moglie, mamma, colf, infermiera, rammendatrice, cuoca, cameriera….e via dicendo.
Ma succede che mentre formuliamo questo truce pensiero la piccola iena si è addormentata sul divano, la guardiamo e ci sentiamo intorpidire di tenerezza, gli mettiamo il pigiamino piano, senza svegliarlo, lo prendiamo in braccio e mentre gli rimbocchiamo le coperte la piccola vipera sussurra nel sonno: “mammina..ti vojo bene…”. Ecco! Una lacrima ci spunta dagli occhi e…non c’è rimedio, siamo state di nuovo fregate!
Emma
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