Psicologia

Psicologia: “sindrome della bambola rotta” quando nasce un figlio non sano

24-05-2011

Psicologia: “sindrome della bambola rotta” quando nasce un figlio non sano

LA SINDROME DELLA BAMBOLA ROTTA – Difficile stabilire cosa è normale. Dipende da alcuni fattori. Di solito con la parola “normale” ci riferiamo a ciò che è più comunemente diffuso. Un criterio statistisco dalla quale più ci allontaniamo più non è consueto.

 

La parola HANDICAP, veniva usata in campo ippico, dove il fantino più bravo veniva messo in una situazione di svantaggio, cioè con un cappello in testa che doveva tenere con una mano mentre con l’altra guidava il cavallo correndo ( HAND -IN- CAP),  mentre quello meno bravo veniva avvantaggiato così da equiparare una possibile vittoria.

 

Per questo motivo con il termine handicap ci riferiamo a una situazione di svantaggio che non dipende dalla persona ma dal mondo più esperto. Può essere un handicap sensoriale (cecità, sordità) , fisico o motorio (monoplegie, emiplegie, paraplegie), ereditario (malattie cromosomiche o genetiche come la Sindrome di Down)

 

La nascita di un figlio è sempre un momento di grande gioia che coinvolge tutta la famiglia. Ogni genitore ,alla nascita del figlio, attende di sentirsi dire che il suo bambino è sanissimo e vengono proiettate su di esso aspettative, fantasie, ambizioni. E quando le risposte che si attendono non arrivano, in ognuno di loro scattano sentimenti contraddittori: da una parte un grande amore e tenerezza indicibili per quell’esserino doppiamente indifeso, dall’altra dolore e rabbia laceranti, unti a frustrazione e senso di colpa. Ci si domanda “perchè proprio a me?….al mio bambino?”

 

Purtroppo anche la cronaca testimonia episodi di genitori che alla nascita di un figlio portatore di handicap, o durante la sua crescita, manifestano atteggiamenti di totale rifiuto e di non accettazione, di rigetto assoluto del bambino. Questa complessa situazione in cui i genitori si vengono a trovare viene identificata dai medici come la “sindrome della bambola rotta”.

 

Questa sindrome è caratterizzata principalmente da tre fasi.

  • FASE SCONFORTO: Il bambino “non funziona”, le aspettative, le fantasie sono state tradite, il mondo sembra crollare e non sempre si riesce ad affrontare una realtà così angosciante da soli. Si verifica l’elaborazione di un paradossale lutto, in quanto muore l’idea che ci si era fatta del bambino.
  • FASE MAGICA: È la fase in cui i genitori, che non sono cattivi o disumani, ma semplicemente spaventati e angosciati di fronte al difficile compito che li aspetta, accettano tutte le soluzioni in grado di poter migliorare in qualche modo la condizione del piccolo. Questo comportamento è rischioso, perché spesso cadono nelle mani di truffatori, che approfittano della disperazione delle famiglie per spillare soldi, somministrando cure inutile e a volte ancora più dannose.
  • ACCETTAZIONE: Una volta superato lo shock iniziale, il genitore si rende conto di aver bisogno di aiuto per quel bambino così speciale, qualcuno che gli insegni come sviluppare, potenziare e mantenere nel tempo tutte le capacità nascoste nel suo piccolo e che gli indichi a chi rivolgersi per ottenere le informazioni necessarie.

Queste tre fasi possono essere cicliche. Si può passare dall’accettazione a una nuova fase di sconforto. In fondo lo sviluppo del disabile avviene con un certo ritardo, ma secondo le stesse tappe dei bambini normali, e crescendo possono raggiungere conquiste simili a quelle degli altri bambini: camminare, giocare, parlare, correre. Se accettiamo l’idea che quel bambino vivrà e crescerà con una disabilità, allora possiamo lavorare per incrementare la sua autonomia e la sua autostima fondamentali per la sua armonica crescita psico-fisica.

 

I genitori, in special modo le mamme, devono sapere che non sono sole, ma possono contare sui vari supporti che lo Stato fornisce anche se con iter a volte lunghi e frustranti. Bisogna inoltre cercare i grandi gruppi di sostegno auto-organizzati a favore dei bambini con handicap e offrire il proprio contributo laddove è possibile farlo. Soprattutto lottare fino alla fine per donare una vita quanto più normale e dignitosa possibile ai nostri figli.

 

La vostra bambola non è rotta, è semplicemente più fragile delle altre.

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