Psicologia

Psicologo di base sì o no? Alcuni dati allarmanti sulla psicologia italiana

23-05-2011

Psicologo di base sì o no? Alcuni dati allarmanti sulla psicologia italiana

Perché non avere lo psicologo di base come abbiamo il medico di base?! Non saremmo di certo i primi a sperimentare una situazione simile, considerato che ai nostri cugini francesi la mutua passa le sedute di psicoterapia! Il Governo inglese invece ha investito sugli Psicologi proprio basandosi sull’evidenza scientifica dell’efficacia delle cure psicoterapeutiche e conseguentemente sulla riduzione delle spese mediche, delle assenze dal lavoro e sulla maggiore produttività. E allora proviamo a capire di cosa parliamo e soprattutto quali sono i possibili ostacoli da superare.

 

L’Ordine Nazionale degli Psicologi ha diffuso dati che dovrebbero far pensare:

6.000 sono gli Psicologi dipendenti nel SSN;
1.500 sono gli Psicologi con contratti di vario tipo;
1/10.000 è il rapporto Psicologo/abitanti;
50% dei sintomi somatici riportati al medico di base nascondono in realtà un disagio di tipo psicologico.

 

Quest’ultimo punto forse alimenta il pregiudizio che molti disturbi mentali non siano curabili o non sufficientemente importanti o che si risolvano con l’aiuto del tempo. Il contributo degli Psicologi al benessere della società può quindi essere cruciale visti questi dati e più in generale la Psicologia può incidere in maniera funzionale su tutti i contesti della vita quotidiana. Purtroppo però, nonostante viviamo l’era del nuovo millennio, ancora troppi ostacoli separano una visione idilliaca come quella della Francia e dell’Inghilterra, da quella che viviamo in Italia. Primo fra tutti il pregiudizio che lega i professionisti del settore alla figura dello “strizzacervelli” o del “medico dei matti” che quindi induce spesso chi ne usufruisce a tenerlo nascosto o peggio ancora chi ne avrebbe seriamente bisogno preferisce farne a meno o indirizzarsi a ciarlatani che svendono soluzioni fai-da-te.

 

Ma ormai in tanti sono convinti di quanto sia necessario che la domanda in campo psicologico debba essere correttamente intercettata, analizzata e affrontata e che quindi gli Psicologi trovino una giusta collocazione sociale per mettere al servizio della comunità competenze, tecniche e strumenti adeguati basati su una disciplina solida e scientificamente dimostrata. Con la psicologia potrebbe penetrare, nel tessuto sanitario, un orientamento positivo e benefico alla promozione ed al mantenimento della salute ed allora perchè non permettere agli italiani, oltre a scegliere il medico ed il pediatra di base, di aggiungere anche lo psicologo di base?

 

I benefici ci sarebbero e sono anche facilmente distinguibili. Citandone un paio

  • A quel 50% di persone che per un disagio psicologico si rivolgono al medico di base, piuttosto che prescrizioni di farmaci e analisi cliniche, non sarebbe più corretto fornire una risposta adeguata sullo stesso piano del problema presentato?
  • In un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, la figura dello Psicologo di base non ridurrebbe i costi della Sanità per farmaci, analisi cliniche e costi legati alla cronicizzazione delle patologie?

 

 

Quali i settori che risulterebbero avvantaggiati? Sicuramente i singoli cittadini che vivrebbero i benefici di avere una tale figura di riferimento che in quanto a prossimità, facilità di accesso e velocità di risposta ha molto in comune con il medico di base. Pensiamo poi a tutto il discorso legato alla sicurezza sui luoghi di lavoro che troppo spesso balza agli onor di cronaca per tutti gli episodi di infortuni o morti bianche. Nel settore un passo in avanti è stato fatto con il Decreto 81 (ex 626) ed ormai è riconosciuta l’importanza del “fattore umano” ma sono ancora da superare tutti i problemi legati all’obbligo della valutazione dello stress lavoro correlato che incassa proroghe su proroghe e la mentalità dura a morire che la sicurezza sia un lusso per le imprese.

 

Risparmiare oggi ed evitare il rispetto delle norme sulla sicurezza dei propri dipendenti, può voler dire invece provocare disperazione nelle famiglie dei caduti sul lavoro ed il conseguente aumento dei costi a carico del SSN e quindi dell’intera società. Un altro settore che beneficerebbe della figura dello Psicologo di base è senza dubbio quello della Scuola. I dati diffusi dall’Ordine Nazionale degli Psicologi continuano ad essere allarmanti. Nella maggior parte dei paesi Europei è prevista la figura dello psicologo con una presenza continuativa, a disposizione di insegnanti, studenti e genitori ma in Italia risulta ancora assente una normativa specifica nel settore ed ancora lontana dall’adeguarsi agli standard europei. Degli psicologi italiani, solo il 5% fa parte del settore educativo, contro il 20% degli altri Paesi europei: parliamo quindi di circa 1.500 elementi italiani che comunque sono impiegati in modo limitato e sporadico.

 

I fatti di cronaca relativi a bullismo e suicidi tra giovanissimi dimostrano quanto invece sia auspicabile investire sulla prevenzione e quindi sull’inserimento di figure competenti nell’ambiente scolastico. Inserire la psicologia nelle scuole significherebbe mettere a disposizione dell’Istituzione professionisti che offrano consulenza e sostegno e quindi uno specifico contributo alla causa dell’innalzamento della qualità del servizio, di una maggior efficacia dell’apprendimento, di un orientamento calibrato sulle necessità dei singoli studenti, della prevenzione di situazioni a rischio disagio ed anche di una sempre maggiore efficienza dell’intera organizzazione scolastica.

 

Oltre a questi settori, ce ne sono tantissimi altri che potrebbero usufruire di questa grande novità come per esempio la psicologia della sostenibilità, la psicologia del traffico, la psicologia delle emergenze, l’attività di mediazione… La figura dello Psicologo di base, a fianco di medici e operatori che agiscono sul fronte dei servizi per la salute, è una proposta realistica e lo dimostra il fatto che è diventato un progetto di legge al Parlamento.

 

Dott.ssa Cristina Colantuono
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