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Stalking: attenzioni indesiderate – come difendersi dalle molestie

10-06-2011

Stalking: attenzioni indesiderate – come difendersi dalle molestie

I casi di cronaca legati allo stalking sono purtroppo ormai all’ordine del giorno.Come sempre non si sa se l’andamento rifletta una “moda del momento”, per quanto triste supporlo, o se piuttosto sia stato dato ormai un nome ad un fenomeno sempre esistito ma che in passato non era confessato. Parliamo di situazioni che non fanno distinzione di sesso, etnia, età o ceto sociale e ne sono dimostrazione i casi denunciati ultimamente da Anna Oxa e da Michelle Hunziker. Quest’ultima ha fatto tesoro dell’esperienza per creare una onlus con l’avvocato Giulia Bongiorno: Doppia difesa Onlus.

 

Il termine è coniato dalla lingua inglese, precisamente dal verbo to stalk, che significa pedinare. In effetti lo stalking è la persecuzione di un individuo nei confronti di un altro. Tale atteggiamento rappresenta una vera e propria modalità di violenza attraverso cui si cerca di imporre la propria volontà su altri. Parliamo però di un fattore di rischio a tutti gli effetti perché il benessere è compromesso dal momento che la persecuzione che l’eventuale vittima subisce può portare ad un cronico stato di ansia in grado di rovinare l’equilibrio psicofisico stesso.

 

La particolarità di questo reato sta nel fatto che tale tipo di violenza non rappresenta, almeno nelle prime manifestazioni rivolte alla vittima, una forma palese di aggressione fisica e quindi non perseguibile penalmente, almeno fino a pochi anni fa. Ed anche ora che i casi in Tribunale sono aumentati, non tutti sanno che possono reagire e pretendere giustizia. Per poter parlare di stalking occorre che esso presenti tre principali caratteristiche:

 

  • lo stalker sceglie la sua vittima ed agisce contro di lei. Può esistere una relazione reale ma anche parziale o totalmente immaginaria;
  • lo stalking si caratterizza dalla presenza di una serie di modalità comunicative o di contatto che però sono intrusive e insistenti;
  • la pressione psicologica della vittima la porta presto a provare uno stato di allerta, paura e stress. Da una lato la preoccupazione della vittima risiede in tali comportamenti non graditi e dall’altro essa si trova in una situazione di angoscia derivante da paura per la propria incolumità.

 

Si è vittime dello stalking qualcuno mostra una incredibile costanza a seguirci e controllarci da vicino: insistenti messaggi scritti o verbali, numerosi sms, appostamenti, regali… fino ad arrivare a spaventose minacce di morte o aggressione fisica.

 

IDENTIKIT DELLO STALKER – La maggior parte delle volte è un uomo, in media di 35-45 anni, celibe. Lo stalker può assumere diverse personalità e presentare svariate caratteristiche, nella maggior parte dei casi può essere una persona poco conosciuta, un collega di lavoro, un amico, un ex fidanzato. Alla base può esserci da parte della vittima il rifiuto del corteggiamento o la rottura del rapporto e quindi l’aggressore tenta con insistenza di forzare la sua vittima ad instaurare una forma di contatto o comunicazione.

 

Spesso si tratta di individui con problemi di interazione sociale e quindi agiscono in questo modo al fine di imporre la propria presenza e volontà, anche se si è comunque ricevuta una chiara risposta negativa. Spesso si riscontrano negli stalkers disturbi mentali che possono quindi spingere a scegliere un comportamento persecutorio perchè si è convinti di avere una relazione con l’altra persona. Esistono diversi tipi di stalker che si classificano a seconda delle loro caratteristiche:

 

  • Il risentito: è una persona che prova il desiderio di vendicarsi a causa di un danno o un torto passato che la sua vittima gli ha inferto. Lo stalking è alimentato da una ricerca di vendetta;
  • Il bisognoso di affetto: è un individuo che tende ad idealizzare le persone più vicine (partner o amico/a) e quindi a cercare attenzioni e relazioni particolari con lui/lei. Un rifiuto per lui rappresenta un vero e proprio attacco al proprio Io;
  • Il corteggiatore incompetente: è il protagonista di un corteggiamento mal riuscito o non gradito e che lo spinge quindi ad opprimere e perseguitare la vittima. In assenza di risultato positivo, possono spingersi a compiere aggressioni;
  • Il respinto: è soggetto che si rende conto di essere stato respinto ma che mostra problemi ad accettare il rifiuto. Può diventare, con il tempo, un persecutore vero e proprio;
  • Il predatore: sono persone che utilizzano lo stalking per soddisfare un piacere perverso, alimentato da possibili problematiche di tipo sessuali. Perseguitare qualcuno rappresenta un piacere sadico proprio perchè genera paura.

 

Nella vittima, oltre a sentimenti di logoramento psichico, si può manifestare una sintomatologia più specifica. Senza dubbio disturbi d’ansia e tra i più frequenti, per le persone che subiscono tale reato, è da segnalare il disturbo acuto da stress. In questo caso l’ansia riduce il funzionamento sociale, familiare e lavorativo della vittima. La paura reale o percepita come tale inibisce molte forme di socializzazione, spingendo la persona perseguitata ad uno stato di solitudine e chiusura affettiva.

 

In molte situazioni si ha addirittura paura di uscire di casa, di andare a lavoro, di prendere mezzi pubblici e perfino di manifestare coinvolgimento affettivo o amichevole con altre persone. Gli amici dopo alcuni tentativi di incoraggiamento alla ripresa della routine si distaccano a loro volta, lasciando nella più desolante solitudine la vittima, la quale implicitamente chiede aiuto e può anche arrivare a mostrare idee suicidarie.

 

COME DIFENDERSI – Purtroppo non è un fenomeno da “manuale” e le situazioni sono sempre diverse quindi non è possibile effettuare una generalizzazione per evincere quali possono essere le migliori modalità comportamentali di difesa. Tali consigli sono da adattare via via alle diverse circostanze e alle diverse tipologie di persecutori. Tuttavia è necessario stendere comunque delle regole da rispettare, almeno per arginare e combattere la tendenza comune di non considerarsi “vittima” che spinge a non riconoscersi in pericolo, fino a sottovalutare il rischio e aiutare così lo stalker! Prima di tutto è giusto riconoscere il problema.

 

  • Dopo, adottare delle precauzioni per arginare la situazione però attenzione: non accettare un regalo, lasciarsi andare a telefonate di rabbia o rancore o rispondere negativamente ad una mail o sms sono tutti segnali che rinforzano lo stalking perché gli si dà attenzione.
  • Occorre poi spezzare la routine, che lo stalker conosce molto bene: uscendo ad orari diversi, in luoghi non isolati e magari prendendo un cane che aumenterà nel soggetto la sensazione di sicurezza.
  • Per ultimo, ma non meno importante, se siamo alle prese con un molestatore che predilige il telefono come mezzo di comunicazione, la cosa più sbagliata da fare è cambiare numero: lo stalker si sentirà così solo più frustrato e quindi si rischia di provocare un’escalation di attenzioni nei nostri confronti.

 

La scelta migliore è prendere un secondo numero, o una seconda linea telefonica di rete fissa così gli si dà modo di continuare ad utilizzare la vecchia linea ma, con il tempo, sarà possibile abbassare il volume della suoneria ed evitare di rispondere senza incattivirlo troppo.

 

Ho scritto questo articolo con l’aiuto della collega Dott.ssa Elisa Mangione.
Dott.ssa Cristina Colantuono
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