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Gli psichiatri che hanno effettuato la perizia su Anders Breivik, autore della stragi di Oslo e Utoya del 22 luglio 2011, hanno concluso che l’uomo non può essere considerato legalmente responsabile del fatto.
SCHIZOFRENICO – Secondo i medici, infatti, il 22 luglio Breivik non era in possesso delle proprie facoltà mentali in quanto affetto “schizofrenia paranoide”. Questa diagnosi, ora, potrebbe sottrarre l’omicida al carcere e farlo internare in una clinica psichiatrica.
A firmare le duecentoquaranta pagine di relazione sullo stato psichico di Breivik sono stati gli psichiatri Synne Serheim e Torgeir Husby. Secondo il loro parere l’uomo, attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Ila, soffre da tempo di una psicosi, una “schizofrenia paranoide”, che ha alterato la sua capacità di giudizio.
LE STRAGI – Anders Breivik non ha mai negato di essere l’autore del duplice attentato e, tuttavia, ha rifiutato di dirsi colpevole, sostenendo che le sue azioni erano state “atroci ma necessarie”. Il 22 luglio, dopo aver piazzato un’autobomba al centro di Oslo, il fanatico di estrema destra si era recato sull’isola di Utoya, dove si teneva il campo estivo dei giovani laburisti. Lì aveva aperto il fuoco sulla folla, uccidendo settantasette persone.
IN ATTESA DEL VERDETTO – Prima di sapere se Breivik pagherà o meno per il proprio delitto, però, bisognerà attendere ancora. La perizia sullo stato mentale di Breivik, consegnata alla Procura di Oslo il 29 novembre, dovrà infatti essere esaminata da una Commissione medico-legale, prima del verdetto dei giudici, che si esprimeranno a conclusione del processo che inizierà il 16 aprile 2012. Il procuratore Svein Golden ha spiegato che se la diagnosi di infermità mentale verrà approvata, l’omicida potrà essere condannato all’internamento psichiatrico ma non al carcere.
BREIVIK PROTESTA – Da parte sua Breivik ha contestato la perizia e uno dei suoi avvocati ha fatto sapere di aver rilevato nella relazione di Serheim e Husby “errori, fraintendimenti e dichiarazioni estrapolate dal contesto”. Il legale ha anche riferito che il proprio cliente “non condivide” la conclusione dei medici perché “teme che non conoscano la sua ideologia politica”.
Valentina Severin
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