Buon Compleanno Roma: 21 Aprile 2011 – 2764 anni di storia e poesia
21-04-2011
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Tutto nacque da un solco nella terra, 2754 anni fa. A quel solco s’aggiunsero strade e case e uomini e donne. Poca roba all’inizio ma da quel poco partì tutto per trasformarsi già nell’antichità in una delle città più belle del mondo. È diversa l’atmosfera che si respira, è diverso il calore che questa città trasmette, anche in un piovoso pomeriggio d’inverno; diverso e più affascinante a mio avviso del grigiore londinese, anch’esso carico di forte poesia. E poi, a Roma tutto è storia. Non c’è un quartiere che non ne abbia almeno un pezzetto, un frammento dell’epica Urbe, un museo, un’effige, qualcosa che ricordi l’Impero e che renda meraviglioso quella che ora è la città moderna. I bambini giocano a calcio fra i ruderi della Roma Imperiale nel parco dell’Appia Antica, gli innamorati si nascondono agli sguardi dei curiosi negli archi del Colosseo, i gatti dormono, placidi, su quella che la storia vuole sia la tomba di Romolo. E così di certo era già all’epoca degli antichi romani fatta eccezione (forse, chi può dirlo!) per il calcio.
E i turisti quasi ingenuamente scattano foto, ammirano Piazza di Spagna e la Fontana di Trevi, Il Pantheon e gli scavi dei Fori Imperiali, scandalizzati dal poco “rispetto” che sembriamo portare agli anni passati. Roma è abituata a noi e ci abbraccia nel quotidiano perdonandoci e resistendo con forza inimmaginabile ai nostri errori e talvolta all’incuria delle istituzioni. Non disturba il sonno dei gatti, scaldandoli magari con un raggio di sole in più, lascia che il pallone rotoli in quell’arcata e che il goleador improvvisato corra, urlante, saltando su quel rudere di muro. La città eterna quasi sorride al litigio dei fidanzati, gladiatori dell’amore, fuori da quell’arena che i gladiatori li ospitava veramente.
Roma è caotica, inquinata, piena di gente e di traffico, si paralizza con la pioggia e, con il bel tempo, ogni posto è sovraffollato dagli abitanti che non vedono l’ora di godersi la loro città. Tutto vero, ma mentre sbuffano in fila al semaforo, mentre il tacco si incastra nei sanpietrini, se solo si alzano gli occhi dal volante o dal terreno c’è una sorpresa, c’è sempre qualcosa da vedere e sulla quale volerà la nostra immaginazione. E lento ci accompagna il Tevere snodandosi al centro, che pur inquinato e sporco resta nell’immaginario collettivo il “biondo Tevere“, quello dei ponti cantati da Venditti, quello che d’inverno s’ingrossa e che d’estate sulle sue rive ospita bancarelle e spettacoli per chi cerca divertimento nel cuore bagnato di Roma piuttosto che negli altri quartieri dove allo stesso modo vita e allegria non mancano mai. Duemilasettecentosessantaquattro anni fa è nata l’idea di una città. Anni, secoli, uomini e donne di tutte le epoche l’hanno fatta grande. Qualcuno direbbe, citando un’altra canzone, Grazie Roma, io dirò invece Buon Compleanno!
Francesca Topazi
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