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Ma per capire basta anche sapere che la gravidanza è considerata a tutti gli effetti un vero e proprio stress fisico e psicologico poichè è inserita nella “Scala degli eventi stressanti di Holmes e Rahe“, una scala per valutare e calcolare l’impatto dello stress nella vita di un uomo. E la gravidanza ha un punteggio di 40, in un range che va da 11 a 100!
- Rieti: Adnkronos dà la notizia che una bambina di 6 mesi buttata dal balcone è morta per trauma cranico. La madre, affetta da depressione post-partum, è accusata di omicidio;
- Padova: giovane donna uccide a coltellate il figlio di 3 anni, con l’altra figlia di 3 mesi addormentata nella culla ed il marito fuori a comprare la pizza per cena. Ricoverata al reparto di Psichiatria, la donna è stata accusata di omicidio;
- Bolzano: mamma di 42 anni uccide la figlia di 5 mesi e la lascia in una vasca per l’irrigazione dei campi e poi si toglie la vita poco distante. Era in cura per una depressione post partum;
- Catania: a 30 anni si dà fuoco dopo il parto. La donna era in uno stato di depressione post parto dopo la recente nascita del terzo figlio.
Questi sono solo alcuni dei fatti di cronaca che troppo spesso animano i nostri telegiornali. Gesti drammatici e che non sempre trovano una giustificazione così come ingiustificati per la natura stessa dell’atto, proprio perché non possiamo comprendere il reale stato d’animo della madre in questione. Questa invece è la testimonianza di Janelle, vittima di questo orrendo male:
IMPARIAMO A CONOSCERLA – La mamma non è un mestiere facile e la depressione post partum è diventata ormai una patologia di cui si parla sia a livello di letteratura in materia, sia a livello di eventi e studi del settore tanto che le iniziative e le proposte sono numerose. Solo per citarne qualcuna, a Milano è stato proposto, per le donne in depressione, un TSO a domicilio (trattamento sanitario obbligatorio) così da aiutare le neomamme e preservare gli stessi neonati dalle conseguenze più gravi. L’iniziativa prevede un’assistenza domiciliare h24 da parte di un’equipe specializzata. Da Torino invece, arriva un appello a tutti i reparti di maternità del Piemonte: oltre ai corsi pre-parto, offrire anche lezioni di puericultura focalizzate sulle nozioni per il “dopo”. La prevenzione per combattere interventi tardivi e comunque a crisi già esplose. In questo caso si è ritenuto essenziale fornire ai novelli genitori una serie di consigli al fine di interpretare al meglio le reazioni dei neonati e rispondere in modo corretto, prevenendo tutti quegli stress e traumi che possono poi portare al dramma.“Ricordo che osservavo mio marito giocare felice con la nostra bambina appena nata e pensavo che sarebbero stati più felici senza di me. Sentivo di essere diventata un peso per loro. Volevo prendere la macchina, andarmene e non tornare più. Non mi rendevo conto di soffrire di depressione postpartum”
BABY BLUES – Nella prime settimane dopo il parto, si preferisce parlare di baby blues. Uno stato transitorio che riguarda il 50-80% di donne al primo figlio e il 40-50% di madri con più figli e che non necessariamente si trasforma in depressione post-partum. E’ un fenomeno del tutto naturale e fisiologico dovuto alla stanchezza fisica del parto e al riassetto ormonale che si verifica nel corpo della donna dopo la nascita del figlio. Si risolve comunque in poche settimane, spesso anche solo con il sostegno dei familiari.
A paragone, la “depressione post-partum” è uno stato psicologico che, sebbene presenti gli stessi sintomi, ha un’intensità maggiore e permane a più di un mese dal parto.In 1 caso su 1000 (0,1%) si parla purtroppo di psicosi post-partum cioè un’evoluzione così grave da richiedere il ricovero immediato. La sintomatologia compare in modo brusco ed improvviso e comporta una vera e propria perdita di contatto con la realtà con: confusione, allucinazioni, idee deliranti, eloquio incoerente, rifiuto di cibo, estrema ansia ed agitazione, disturbi mnesici, atteggiamenti interpretativi; comportamenti bizzarri, insonnia ed a volte pensieri suicidi ed omicidi. Non c’è da spaventarsi però: un intervento tempestivo e la prognosi è favorevole e senza conseguenze. In caso contrario, in assenza di trattamento, la durata può variare da 4-6 settimane ad un anno o più.
Non vorrei però far preoccupare tutte quelle di voi che ancora non sono mamme… quindi non perdete l’articolo della prossima settimana perchè vedremo meglio a chi può capitare, perchè e cosa fare per prevenirlo o curarlo! Per qualsiasi domanda, dubbio o consulto, non esitate a contattarmi: questi disturbi si superano e possono comunque essere curati da un bravo professionista.
Dott.ssa Cristina Colantuono
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