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QUANDO LA MAMMA È IN CARCERE – La parola “mamma” richiama nella mente di tutti una serie di immagini legate alla sicurezza, alla protezione, alla fiducia, alla felicità. Ma quando “la mamma” è anche una detenuta?
Al centro dell’attenzione dei politici e delle leggi da loro approvate vi è il benessere e la tranquillità dei figli che si trovano ad essere, loro malgrado, protagonisti di situazioni difficili non solo da accettare, ma visto che si tratta di bambini, perfino da capire. Si occupa di questo delicato argomento il disegno di legge n. 2568 proposto dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano e approvato in via definitiva al Senato il 30 marzo, che entrerà in vigore nel 2014.
Il disegno di legge Disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori
- le donne condannate alla galera con uno o più figli di età inferiore ai sei anni non verranno chiuse in cella ma potranno stare in apposite strutture a custodia attenuata, fatta eccezione per le detenute coinvolte in casi di terrorismo o criminalità organizzata.
- le donne con figli di età non superiore ai 10 anni potranno espirare condanne a detenzioni domiciliari fino a 4 anni presso strutture protette oppure nella propria abitazione dopo aver scontato in carcere almeno un terzo della pena, qualora non ci sia il pericolo concreto che vengano commessi ulteriori delitti.
- per quanto riguarda le visite ai figli malati, in caso di urgenza il magistrato di sorveglianza o il direttore dell’istituto possono concedere alla madre la possibilità di visitare il figlio in ospedale o di assisterlo durante le visite specialistiche.
Sono questi i punti salienti del disegno di legge che vede alzare il limite d’età dei figli, sotto il quale è prevista la custodia in strutture diverse dal carcere, da 3 a sei anni. Ruolo fondamentale nell’attuazione delle novità previste dalla legge hanno gli ICAM “istituti di custodia attenuata per madri detenute” pensate sul modello dell’unico già esistente a Milano. Si tratta di case-famiglia senza sbarre alle finistre nè muri di cinta che consentano al bambino di non sperimentare l’idea del carcere. La legge in sostanza si propone di evitare ai più piccoli traumi legati a un allontanamento prematuro dalle madri e disagi causati dal vivere in un ambiente di tipo carcerario.
Durante la votazione la proposta di legge ha ricevuto 93 astensioni da parte del PD che l’ha ritenuta una legge a metà per mancanza di novità incisive in grado di incidere sull’attuale situazione delle carceri. Gli spunti di riflessione davanti ad argomenti del genere sono senza dubbio molteplici ma è difficile dire se un giorno si arriveranno a formulare delle leggi in grado di ridurre a zero le ripercussioni sui figli di donne che hanno, in misure e modi differenti, sottomesso il loro ruolo di madre a quello di criminale.
Giovanna Di Pietro
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