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TERAMO – Una bimba di 22 mesi è rimasta da sola chiusa in auto, legata al seggiolino, sotto il sole per 5 ore. Questo terribile fatto è accaduto oggi a Teramo. Il padre della bimba un docente di Chirurgia della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Teramo, 45 anni, è uscito di casa per accompagnare la figlia all’Asilo Nido e poi raggiungere il posto di lavoro. A causa di vuoti di memoria l’uomo ha raggiunto il parcheggio dell’Università e si è recato in ufficio, dimenticandosi completamente della figlia in macchina. La piccola è rimasta nell’auto per tutte quelle ore senza che alcun passante si accorgesse di lei. Terminato l’impegno lavorativo il Professore è tornato al parcheggio trovando la figlia nell’auto priva di sensi e disidratata. Decide di portarla in ufficio dove alcuni colleghi contattano il 118. Vengono raggiunti dai sanitari tra i quali un neonatologo che si rende subito conto della gravità delle condizioni della piccola e concorda un trasferimento in elisoccorso all’Ospedale Pediatrico Salesi di Ancona. Nel nosocomio la bimba è stata sottoposta a Tac. Per fortuna non sono stati rilevati danni celebrali. La bimba ora è ricoverata nel reparto di rianimazione ma non è in pericolo di vita.
LA POSIZIONE DEL PADRE. Il docente universitario dopo interrogatorio nel pomeriggio è stato denunciato per abbandono di minore. L’uomo alla Polizia ha raccontato che nel raggiungere l’ufficio non era stato minimamente sfiorato dal dubbio di non aver accompagnato la figlia al Nido. Anzi ne era certo. Infatti è lui che si occupa della bimba tutte le mattine in quanto la moglie è incinta all’ottavo mese.
CASO NON ISOLATO. Purtroppo non sono rari i casi simili a questo. In italia possiamo ricordare la tragica morte di Andrea Deodato di Catania nel 1998 in una torrida giornata estiva. Il piccolo di un anno e mezzo in quel caso morì disidratato, ustionato e per “confinamento” in quanto l’ossigeno nell’abitacolo dove era stato lasciato tutto il giorno, era diminuito drasticamente ed il bimbo aveva respirato anidride carbonica. In casi come questi subentra la disidratazione e la perdita quindi di sali e di acqua. La mancanza di queste sostanze porta ad uno squilibrio metabolico e successivamente al coma. L’anestesista pediatra dell’ospedale di Meyer di Firenze il Dottor Leonardo Bussolin valuta casi come questi decisamente pericolosi. Soprattutto per i bimbi che si disidratano molto velocemente. Ma allo stesso tempo, afferma Bussolin, i bambini hanno maggiori capacità di ripresa, anche dopo forti traumi. E questo fa ben sperare.
Paola Totaro
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