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RACE FOR THE CURE 2011 Oggi a Roma si è svolta una manifestazione straordinaria, un raduno di uomini e donne, di ogni età, credo politico, nazionalità, grandi, piccoli, animali, ciascuno con la sua maglietta, con il proprio pettorale, pronti a correre o semplicemente camminare lungo un percorso antico e meraviglioso di Roma. Più di 70.000 pettorali venduti,almeno 40.000 i partecipanti in una coreografia varia e divertente, partendo dalle Terme di Caracolla, accanto al Circo Massimo, proseguendo verso via dei Cerchi, l’Anagrafe, sotto il Campidoglio, a fianco dell’Altare della Patria, poi via verso i Fori Imperiali oltre il Colosseo per tornare alle Terme.
Podisti esperti e veloci come il vincitore che ha percorso i 5 km in 14 minuti ma anche turisti e ragazzi scuole per il desiderio di esserci. Sono state premiate le Società più numerose sia nell’amatoriale che nell’agonistica, le prime dieci donne assolute e i primi dieci uomini, ma soprattutto le prime dieci “donne in rosa” arrivate. Le “donne in rosa” orgogliose di correre con questo colore a rappresentare se stesse e la battaglia personale vinta contro il tumore al seno.
Nello Stadio, dove da venerdì si sono svolte manifestazioni, giochi, distribuzione di gadgets e di informazione, si sono raccolte migliaia di persone che hanno partecipato per applaudire le premiazioni, le testimonianze, le madrine Maria Grazia Cucinotta e Rosanna Banfi, quest’ultima essa stessa “donna in rosa”. Presenti, anche nella corsa , Patrizia Prestipino e Renata Polverini, quest’ultima contestata da molti anche per la sua non popolare opera di “tagli” alla spesa pubblica con la chiusura di Ospedali e Strutture che sono sempre state di primaria importanza nella prevenzione dei tumori.
Importante oggi è la considerazione che si sia celebrata la forza di volontà delle donne, la loro capacità di comprendere che “insieme si vince” e che l’unica cosa che deve essere isolata e debellata è la malattia. Per chiudere la giornata si sono fatti volare tanti palloncini colorati come messaggio di speranza perché non ci siano più “donne in rosa”
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