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Conoscere più lingue apre la mente. Lo dimostrano molti studi scientifici secondo cui le persone bilingui o multilingui sviluppano una maggiore flessibilità delle funzioni cerebrali. Infatti le persone bilingui sono abituate ad elaborare continuamente il pensiero in entrambi gli idiomi che conoscono, il che porta ad un esercizio mentale altamente proficuo. Queste persone acquisiscono maggiori capacità di selezionare informazioni importanti, scartando quelle irrilevanti. Dimostrano, quindi, una maggiore efficacia nella soluzione dei problemi.
Attualmente alle scuole medie superiori di primo grado (scuole medie) gli studenti studiano due lingue straniere: la prima lingua comunitaria (inglese) per tre ore a settimana e la seconda lingua comunitaria (a scelta tra francese, spagnolo e tedesco) per due ore a settimana.
Molti sono coloro che ancora non approvano questa decisione ministeriale, specie i genitori che vedono i figli sommersi di compiti e libri. Ma è opportuno che tutti sappiano che questo sforzo iniziale poi potrà portare a numerosi vantaggi. Lo stesso Chomsky, celeberrimo padre della linguistica come la si intende modernamente, ha sostenuto che la fascia di età migliore per apprendere delle lingue straniere è quella che va dai 6 ai 12 anni. Superata questa età non è impossibile imparare una nuova lingua, ma sicuramente diventa più difficile ed elaborato poiché entrano in gioco altri fattori.
Tutti i grandi linguisti hanno sempre messo in evidenza come la conoscenza di più idiomi sia sempre stata considerata un grande valore. Occorre anche considerare che le difficoltà nell’apprendimento di nuove lingue è solo per quelle iniziali. Infatti più lingue si sanno, più è semplice impararne di nuove, e ve lo dice una persona che, per il momento, parla quattro lingue. Quali sono le difficoltà che può incontrare uno studente che segue corsi di tre lingue? Gli ostacoli sono più che altro psicologici. Innanzitutto bisogna eliminare alcuni pregiudizi, come quello di considerare la nostra mente come un contenitore limitato che, a forza di inserire nuove lingue, sia destinato a traboccare.
Il bilinguismo non implica che occorre conoscere più lingue con lo stesso livello di precisione, né impone che l’idioma preferito debba essere necessariamente quello materno. Essere bilingui o multilingui è un potente strumento che consente di crearci una conoscenza più articolata della realtà. Quindi non bisogna temere che i proprio figli, fin dalla tenera età, si trovino ad affrontare nuovi idiomi, come avviene ora. Anzi! Occorre avere paura di quanto sta accadendo oggigiorno al mondo della scuola poiché le amministrazioni vigenti stanno facendo di tutto per distruggere e annientare la seconda lingua comunitaria dai programmi disciplinari.
Ne è un esempio quanto è stato dichiarato settimana scorsa dal ministro Gelmini. A tre settimane dall’inizio degli esami di stato di licenza media ha imposto l’obbligo (inizialmente era stato detto “opportunità”, termine ben presto modificato) di aggiungere la prova scritta di seconda lingua. Se si considera che gli studenti in uscita affronteranno già gli scritti di italiano, matematica, inglese e le due prove invalsi (alle quali l’anno prossimo se ne aggiungerà una terza), con lo scritto di seconda lingua questi poveri ragazzi si troveranno ben sei prove scritte in meno di una settimana. Più che alla maturità! Il che significa che la prova scritta di seconda lingua dovrà essere semplificata e ridotta ai minimi termini (anche a causa del poco lasso di tempo disponibile per prepararsi e organizzarsi). Ma soprattutto ciò significa che negli anni a venire l’insegnamento di seconda lingua sarà impostato con l’unico fine di superare una prova e non con l’obiettivo di imparare una lingua a fini comunicativi, come invece è stato fino a qualche giorno fa. Questa è una manovra per annientare la seconda lingua straniera e quindi per impedire ai giovani d’oggi di aprire la mente ed essere autonomi.
Francesca Numerati – Il mio blog
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