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Un bimba di 7 anni trovata in un armadio raggomitolata vicino al suo cagnolino. È di due anni fa la vicenda ma si è saputa solo nei giorni scorsi, quando il pm Morea della Procura di Bari, ha chiesto al Gip di archiviare l’inchiesta su questo terribile caso.
BIMBA SCOMPARSA. Era il 21 ottobre 2009 quando un padre ed una madre del Rione Carrasi di Bari denunciano la scomparsa della figlia. Lui invalido civile e disoccupato, lei con gravi disturbi psichici. La Polizia ed i Carabinieri cercano ovunque ma alla fine trovano la piccola chiusa in un armadio vicino al cagnolino. Intorno escrementi e gli avanzi di rifiuti in una ciotola. Si scopre presto la verità: la piccola ed il suo cagnolino mangiano in quel piatto e lei non dice nemmeno una parola. Soltanto mugola e abbaia. Come un cane. Come non bastasse si è fatto strada anche un altro tremendo sospetto. La bimba – che ora ha 9 anni, è stata tolta ai genitori e vive in una casa famiglia – davanti agli assistenti sociali ha cominciato a mimare degli atti sessuali. Ma le analisi effettuate hanno escluso lesioni riconducibili ad una violenza sessuale. L’impossibilità di sentire la bambina che non parla, ha indotto il magistrato a chiedere l’archiviazione in quanto la bimba non può essere interrogata. Risultato: né prove né indagati né capi d’imputazione.
PAOLO CREPET. Si è espresso sulla vicenda il famoso psichiatra Paolo Crepet, il quale non condivide assolutamente la scelta del pm: “Una decisione pilatesca. Purtroppo è una vecchia storia, noi siamo sempre dalla parte degli aguzzini e mai delle vittime e facciamo fatica anche dal punto di vista giuridico a pensare che un bambino abbia più ragione di un adulto“. Crepet non nasconde l’indignazione: “Davanti a una bambina offesa in tutti i modi è raccapricciante che il pm abbia bisogno di parlarle per capire come andarono le cose. Anzi, visto che il pm è una donna, le chiederei: ma se sua figlia fosse ridotta in un stato simile, lei archivierebbe? Io capisco che i genitori di della piccola, abbiano problemi seri e che non possano essere perseguiti, ma questo non può permettere di archiviare una storia del genere come se non fosse successo niente. Non si può avere una bambina ridotta in uno stato animalesco e concludere che non è colpa di nessuno. Forse questi genitori abitavano sull’Himalaya? Non avevano forse una vicina di casa, un prete, un assistente sociale in quel quartiere? Il colpevole c’è: è la comunità“.
MA L’INDAGINE RIPARTE. Il procuratore capo di Bari Antonio Laudati ha annunciato oggi che l’inchiesta non verrà chiusa, così come richiesto dal pm che aveva svolto indagini senza risultati, anzi ripartirà da zero: “L’indagine riparte da zero, affidata ad un nucleo di specialisti di reati sui minori oltre alla sezione della squadra mobile che procederà“. Laudati ha anche aggiunto: “Ho preso il fascicolo ieri e leggendolo confesso di aver trovato momenti di commozione perché la storia di questa bambina che ora ha nove anni, per tutti noi rappresentanti della società, deve costituire un monito. L’indagine era partita per abusi sessuali che la bambina ha evidentemente ricevuto e che le indagini non sono riuscite a ricostruire a pieno ma questa vicenda ha altri aspetti importanti da chiarire“.
RESPONSABILITÀ. Le nuove indagini serviranno anche per fare chiarezza sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare la situazione ma non l’ha mai fatto. “La bambina era assistita da un’insegnante di sostegno – ha affermato il Procuratore di Bari – frequentava una scuola, gli assistenti sociali ogni 15 giorni visitavano la casa. Per cui credo che l’ipotesi investigativa da perseguire sia l’abbandono di minore ed i maltrattamenti, per individuare responsabilità dirette o indirette sotto il profilo dell’omissione di comportamenti, perché a me pare incredibile che una situazione di questo tipo non sia stata fronteggiata”.
Paola Totaro
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