Attualità e Cronaca Rosa

Aids – Due milioni di vittime all’anno nel mondo.

21-07-2011

Aids – Due milioni di vittime all’anno nel mondo.

L’Aids miete ancora due milioni di vittime all’anno nel mondo. A Roma, aperta la VI Conferenza della Società Internazionale dell’Aids – IAS 2011 tra speranze e polemiche.

 

ULTIME RICERCHE. Si è aperta ieri, a Roma, la VI Conferenza della Società Internazionale dell’Aids (“IAS 2011”) che, fino al 20 luglio, coinvolgerà più di 5.000 persone tra ricercatori, clinici, attivisti e addetti ai lavori, riuniti per confrontarsi sulle ultime ricerche elaborate sul virus, che colpisce oltre 33 milioni di persone nel mondo e che miete ogni anno ancora 2 milioni di vittime. Una tre giorni durante la quale verranno presentati oltre 800 studi riguardanti la ricerca di base e quella clinica, le strategie di prevenzione e le possibilità di miglioramento e potenziamento dell’accesso a test e cure.

 

POLEMICHE. L’inaugurazione dei lavori è stata accompagnata da un’accesa polemica sul mancato pagamento, da parte del Governo italiano, dei contributi promessi al Global Fund to Fight Aids, Tubercolosis and Malaria. L’Italia, infatti, è l’unico membro del G8 a non aver versato le proprie quote, pari a 260 milioni di euro, per le annate 2009 e 2010 al Global Fund e a non aver assunto alcun impegno in merito per il triennio venturo. La scelta della nostra capitale come sfondo della Conferenza “IAS 2011” mette ancor più in risalto il paradosso della ricerca italiana, già portato all’attenzione qualche giorno fa dalla rivista Science: “Nonostante i ricercatori italiani siano da tempo considerati tra i migliori a livello mondiale nella lotta all’Aids, il Governo non ha intenzione di proseguire il Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids”.

 

SPERANZE. Dopo un’apertura all’insegna delle contestazioni e dell’indignazione, della società civile e degli operatori umanitari, per il mancato contributo economico italiano alla ricerca sull’Aids, oggi si è dato il via alla parte scientifica del programma della Conferenza, con la presentazione di tre studi chiave sulle terapie antiretrovirali. Gli studi dimostrano come il trattamento antiretrovirale in coppie siero-discordanti, ovvero coppie in cui uno solo dei due è siero positivo, riduca significativamente, anche fino al 96%, il rischio di infezione per il partner sano. L’attenzione dei ricercatori è concentrata soprattutto su due nuove strategie di impiego dei farmaci antiretrovirali. La prima (trattamento come prevenzione) contempla la possibilità di usare la terapia in questione non solo per contenere l’infezione ma anche per evitare che una persona infettata da HIV trasmetta il virus. La seconda (profilassi pre-esposizione, PrEP) prevede l’impiego dei farmaci antiretrovirali su persone sane per prevenire il contagio. Gli studi su quest’ultimo tipo di strategia sono stati condotti in Africa e a sollecitare la messa in atto della PrEP sono, da una parte, la difficoltà di diffondere la cultura del preservativo presso alcune popolazioni e, dall’altra, il dilungarsi dei tempi di preparazione di un vaccino efficace.

 

EFFETTI COLLATERALI. Tuttavia le terapie proposte non sono scevre da effetti collaterali: di recente alcuni ricercatori britannici hanno scoperto che una classe di farmaci impiegata nella cura dell’infezione da HIV danneggia il DNA dei mitocondri, causando un invecchiamento precoce e aumentando il rischio di sviluppo di malattie legate all’età, tra le quali cardiopatie e demenza. Riassunto dalle parole di Stella Egidi, medico di Medici Senza Frontiere Italia, ciò che i partecipanti alla Conferenza della Società Internazionale dell’Aids si aspettano da queste tre giornate è “un contributo per la condivisione di nuove scoperte scientifiche, uno scambio di buoni esempi e pratiche, soprattutto per i Paesi a scarse risorse. Ma anche l’attenzione di quanti – governi, società farmaceutiche, istituti di ricerca – nel definire politiche decidono il destino di milioni di persone”.

 

ACCESSO ALLE CURE. In effetti, il progresso nella lotta all’Aids e alle malattie in generale non passa solamente attraverso alla preparazione dei ricercatori, ma è legata a doppio filo ai finanziamenti e all’accesso alle cure, che sono spesso troppo costose per i Paesi del Sud del mondo.

 

Valentina Severin

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