Attualità e Cronaca Rosa

Bologna – 16enne pakistana tenta il suicidio per evitare le nozze combinate

25-07-2011

Bologna – 16enne pakistana tenta il suicidio per evitare le nozze combinate

Ragazza 16enne pakistana tenta il suicidio perché contraria al matrimonio combinato.

 

RICOVERATA. Nura è una ragazza pakistana di 16 anni. Si trova ricoverata nell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, in cura dal professor Mario Lima, lo stesso che segue il caso delle gemelline siamesi. E’ debilitata, Nura. Ha già subito una tracheotomia, ma sembra inevitabile un intervento all’esofago. Ha ingerito dell’acido muriatico dopo essersi rifiutata di dire al fratello con chi stesse parlando al telefono. Perché lei, è già promessa sposa ad un giovane pakistano da quando aveva 14 anni, ma Nura di lui non ne vuole sapere. Probabilmente ha una relazione con un altro pakistano, lo stesso che l’ha cercata in ospedale fingendosi il fratello, ma che purtroppo la famiglia non approva.

 

MATRIMONI COMBINATI. “Da noi i matrimoni li decide la famiglia. Anch’io mi sono sposato l’altro giorno con una ragazza che sta in Pakistan. L’ho vista una sola volta in fotografia“, racconta il fratello di Nura, il quale assieme al padre non potrà avvicinarsi alla ragazza. Difatti il pm Alessandra Serra ha predisposto l’affido della ragazza alla sola madre, in attesa che si svolgano le indagini per istigazione al suicidio, per maltrattamenti e violenza private. E allora ritornano alla mente casi simili accaduti in Italia. Come Hina, la ventenne pakistana che nel 2006 fu uccisa dal padre perché voleva vivere all’occidentale o come Nosheen, ferita dal padre e dal fratello mentre la madre veniva lapidata dal marito. Sono usanze anacronistiche per delle giovani ragazze che pur avendo origini pakistane, nascono e crescono in una società che, almeno per quanto riguarda la scelta dell’uomo da sposare, lascia le donne libere di agire.

 

MINISTRO CARFAGNA.  l’intervento del ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna: “Quella della sedicenne pachistana di Bologna istigata al suicidio dalla decisione della famiglia di imporle nozze combinate è una nuova, triste storia di mancata integrazione. Una storia che poteva essere risolta molto prima, rivolgendosi alla Polizia e sporgendo denuncia. Le nostre leggi garantiscono pari diritti alle donne ed agli uomini: imporre il matrimonio ad una figlia è un reato grave, punito duramente. Ogni donna – continua il ministro – deve trovare il coraggio di denunciare tentativi di sopraffazione e violenza, senza timore, sicura che lo Stato è dalla parte delle vittime. In Italia ci sono leggi come quella contro lo stalking, che consentono di liberarsi delle persecuzioni, comprese quelle della famiglia di origine e dai matrimoni combinati. Leggi che hanno già liberato molte donne e portato i loro persecutori in carcere, leggi che le giovani immigrate devono utilizzare. A questa nuova vittima e a tutte le ragazze, immigrate e non, che vivono storie come la sua, voglio dire che non sono sole e che la libertà è un valore a cui non devono rinunciare“.

 

FRANCA VIOLA. A questo punto, è bene ricordare la storia di Franca Viola, una ragazza diciottenne siciliana di Alcamo, che nel 1965 ha avuto il coraggio di infrangere il muro dell’ignoranza. Prima di allora, era assolutamente normale (e legale, art. 544 del Codice Penale) che una ragazza venisse rapita, stuprata e poi sposata dal suo stesso violentatore, con il consenso dei genitori di lei, i quali attraverso un matrimonio riparatore non avrebbero ricevuto un disonore per la famiglia. Lo stupro, per la legge, non veniva considerato come un oltraggio alla persona ma solo alla morale. Franca venne rapita da Filippo Melodia, un suo spasimante da sempre rifiutato, rinchiusa e violentata per otto giorni in un casolare. Franca, assieme al padre Bernardo, ha lottato riuscendo ad evitare il matrimonio riparatore, diventando il simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane.

 

RIVENDICARE I PROPRI DIRITTI. Questa vicenda che fa parte di un passato non troppo lontano può farci capire come la voglia di giustizia e di libertà può veramente cambiare il corso della storia. Nura non è e non sarà da sola in questa battaglia che vede le donne sempre più protagoniste nella rivendicazione dei propri diritti.

 

Elisa Renna

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