Manovra al Senato – Pdl apre cauto a modifiche. Presenti solo 11 senatori in aula.
18-08-2011
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Approda al Senato la manovra che sarà esaminata da martedì prossimo. Il Pdl apre cauto a possibili modifiche. Solo 11 senatori presenti in aula.
MIGLIORAMENTI. I capigruppo di maggioranza di Camera e Senato aprono con cautela a migliramenti della manovra: “Come responsabili della principale forza politica della maggioranza siamo aperti al dibattito ed a ipotesi migliorative che dovessero emergere in Parlamento, da qualunque parte esse provengano“. Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, e i loro vice Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro mettono però anche dei paletti. Infatti sottolineano che la manovra non deve essere stravolta e che non si può tornare indietro sui capitoli che riguardano le privatizzazioni, i costi della politica e la flessibilita’, fino al licenziamento, dei contratti sul modello di Pomigliano.
SCUDO FISCALE. L’Europa ci chiede una svolta decisa per il rietro del deficit italiano e tra le misure da adottare circola l’indiscrezione di un nuovo scudo fiscale per far rietrare i capitali all’estero ma con un’aliquota maggiore del 5% dello scudo del 2009. L’idea sarebbe quella di sfruttare la Tobin tax europea (la tassa sulle transazione finanziaria già osteggiata dalle grandi banche d’affari europee) che potrebbe rendere più difficile l’anonimato degli evasori.
Rietrerebbe quindi la proposta di tassare i capitali rientrati in Italia grazie allo scudo proposta dal Pd, che avrebbe avuto comunque una percentuale inferiore a quella proposta da Bersani del prelievo. Proposta già in parte bocciata da Giancarlo Giorgetti, sottosegretario all’Economia, che l’aveva giudicata “tecnicamente difficile perché é difficile applicarla: è difficile reperire i dati e ricostruire il percorso dei capitali in quanto c’è l’anonimato. Certo la politica può anche superare questi ostacoli”.
CONTRATTI. Mentre sui contratti il Pd alza le barricate: “È grave che l’articolo 8 della manovra depositata oggi in Senato consenta ‘implicitamente’ di derogare a leggi e contratti, compreso quindi lo Statuto dei lavoratori“ afferma l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano.
SENATO DESERTO. “Mi sa che questa volta siete voi giornalisti in maggioranza…”, dice amareggiato Giacomo Santini del Pdl uscendo dall’Aula semideserta di Palazzo Madama. Ore 16,30, al Senato presiede la seduta Vannino Chiti. Bastano cinque minuti per incardinare la prossima settimana il testo della manovra economica varato dal governo venerdì scorso.
Sono presenti solo 11 senatori. Oltre al presidente di turno Chiti, erano in aula quattro esponenti pidiellini: Giacomo Santini, Paolo Barelli, Cinzia Bonfrisco e Raffaele Fantetti; tre del Pd, Mariangela Bastico, Lionello Cosentino e Carlo Pegorer; due dell’Idv, Stefano Pedica e Luigi Li Gotti, e una senatrice del Terzo Polo, Maria Ida Germontani.
Per il Governo è presente il Sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti che ammette: “Effettivamente oggi sarebbe stato meglio se ci fossero stati più senatori presenti, anche se si trattava di un atto formale puramente tecnico”. Pedica sottolinea: “Il presidente Schifani doveva esserci visto il momento difficile che sta attraversando il paese”. La democratica Bastico è sconcertata: “Io dovevo andare in Calabria ma ero stata allertata e quando ho saputo che c’era l’incardinamento del testo e la possibile convocazione per domani, alle 12,30, della commissione Affari costituzionali, mi sono precipitata a Roma”.
Paola Totaro
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