Velocità della luce. Einstein si sbagliava. I neutrini corrono di più
23-09-2011
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Ricerca scientifica. I neutrini viaggiano 60 nanosecondi più veloci della luce.
L’INFINITAMENTE PICCOLO. Nelle pagine scientifiche dei giornali, in questo tiepido inizio di autunno, è apparsa una breve notizia che lascerà certo indifferenti tanti. Ma non gli scienziati, e pure i romantici che guardano le stelle sbattendo magari il naso a terra per distrazione. Qui non siamo sull’infinitamente grande ma sull’infinitamente piccolo, ma le due cose sono concatenate in maniera inestricabile. Come è noto, il più grande genio del XX Secolo, Albert Einstein, nell’ambito della sua Teoria della Relatività Generale, ha supposto che nulla nell’universo possa viaggiare alla velocità della luce, e quindi ancor meno a velocità anche maggiore. I famosi 300 mila chilometri al secondo sarebbero un limite invalicabile per qualunque oggetto fisico presente nell’universo. Questa tesi regge tutta una serie di analisi che tentano di spiegare cosa sia e come funzioni il nostro (!) universo. Come dice la parola “teoria” anche il grande Einstein si è dovuto fermare e non ha potuto dimostrare scientificamente che la sua tesi fosse indubbiamente vera. Tanti scienziati si sono concentrati, quindi, per dimostrare o smentire Einstein. Sino ad oggi, però, nessuno aveva mai davvero messo in dubbio l’affermazione sulla impossibilità di eguagliare e superare la velocità della luce. Grandissimi acceleratori di particelle sono stati costruiti in Europa e negli USA. La sete di conoscenza, assieme a quella di guadagno, ha spinto generazioni di scienziati a lavorare, a scoprire cose nuove e meravigliose, a spingersi sempre più avanti. Ma sino a ieri nessuno aveva mai nemmeno teorizzato che Einstein “si fosse sbagliato”. Non solo il timore reverenziale di fronte al grande uomo (che riderebbe alquanto di questo timore!), ma, soprattutto, la totale mancanza di prove scientifiche, facevano ritenere impossibile qualunque smentita. Ma, nella scienza come in tante cose umane, l’impossibile è..l’unica cosa impossibile, nel senso che a quanto pare fasci di particelle, detti neutrini (le più piccole conosciute e capaci di attraversare qualunque corpo solido), potrebbero superare i 300 mila chilometri al secondo di velocità. Gli scienziati sono, ovviamente, prudenti; verificano e verificano ancora in maniera febbrile i dati e le risultanze. E se ci fosse un errore? E se, invece, fosse vero? L’esperimento Cngs (Cern Neutrinos to Gran Sasso) sta smuovendo silenziosamente le pietre su cui siamo tutti seduti. Cosa sarebbe, allora questo Cngs? Si tratta di un esperimento messo a punto da un team di scienziati italiani guidati da Antonio Ereditato, il quale ha “sparato” dal Cern di Ginevra verso il rilevatore dell’Infn situato sotto il Gran Sasso ben 15.000 fasci di neutrini, i quali avrebbero dovuto percorrere i 732 chilometri che separano Ginevra dal Gran Sasso in 2,4 millesimi di secondo. Invece, parrebbe che siano arrivati con “ben” 60 nanosecondi (ossia 60 milionesimi di secondo) di anticipo sui tempi previsti dalla fisica di Einstein. Chi legge potrebbe dire “ci si emoziona tanto per questa differenza infinitesima? Siamo matti?”. Calma. Non si tratta di differenza infinitesima. Si tratta del fatto che se fosse vero quello che Ereditato e gli altri scienziati hanno osservato, e che ora è sotto controllo di centinaia di altre grandi menti di tutto il mondo, significherebbe che un corpo fisico, sia pure infinitamente piccolo e sfuggente, ha viaggiato, sia pure di un infinitesimo di tempo, più veloce del limite einsteiniano, sul quale, come detto, si basa tutta la concezione della fisica moderna, e tutte le teorie sull’universo. Si tratterebbe di una rivoluzione scientifica senza pari, superiore probabilmente a tutte le altre vissute nella storia del mondo. Andrebbero verificate da capo tutte le teorie non solo di Einstein che si basano sull’assunto dell’impossibilità di superare la velocità della luce. Ci vorrà tempo e controlli rigorosi, ma la sola possibilità che un fatto del genere sia accaduto emoziona chiunque veda un po’ oltre il suo naso. Pare di sentire, infatti, già i concreti, i cinici, i pratici. “ma con tutte le cose che ci sono da fare! Con la fame nel mondo, le guerre, la crisi, questi spendono soldi e fatica per queste cose? Ma pensassero a lavorare!”. Altri, magari più sommessamente per non essere tacciati di oscurantismo, penseranno che stiamo osando troppo, che pretendiamo di raggiungere vette che non sono nostre, che pecchiamo di presunzione infinita. Ora, chi scrive non sa quali possano essere le eventuali ricadute pratiche di una eventuale scoperta del genere. E, sinceramente, “se ne infischia”. La ricerca, fosse pure fine a se stessa, della miglior comprensione dell’universo in cui viviamo, e di cui non siamo signori, vale per se stessa. Le teorie einsteniane sono, tra l’altro, “belle”, pur se complesse. Sono vere sinfonie scientifiche che anche chi non è del campo può apprezzare quantomeno nel ragionamento e nella “bellezza” della conoscenza che sanno donare; ed è assolutamente emozionante immaginare che qualcosa sia sfuggito anche alla più grande mente del XX secolo, ad uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi. E che questo suo “errore”, non solo non abbia impedito la ricerca, ma l’abbia favorita, l’abbia spinta avanti grazie al coraggio di chi non ha temuto di “sprecare tempo e vita” per conoscere meglio l’universo, per conoscere meglio noi che in questo universo siamo immersi e che non ci accontentiamo di nessun “ipse dixit”, ma cerchiamo di comprendere e verificare con umiltà e grandezza al tempo stesso. Anche se si rivelasse che non è vero, che i neutrini non viaggiano così veloci, sarebbe valsa la pena provare, e varrà la pena continuare a provare, a studiare, a impegnarsi. E, per noi che siamo non scienziati ma “solo” umani, emozionarsi per cose così poco “pratiche”.
Federico Smidile
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