Attualità e Cronaca Rosa

Barletta – Case pericolanti, lavoro nero e stipendio da fame. Ecco come si vive (e muore) al sud. Domani i funerali delle vittime

05-10-2011

Barletta – Case pericolanti, lavoro nero e stipendio da fame. Ecco come si vive (e muore) al sud. Domani i funerali delle vittime

Dopo il disastro di 2 giorni fa a Barletta, è tempo di riflessioni. In molti sapevano ma hanno fatto finta di niente. “Dopo tutto bisogna lavorare“.

 

DOLORE. Rabbia e dolore. Questi i sentimenti che si alternano nei parenti delle vittime all’obitorio del Policlinico di Bari.

I corpi delle quattro lavoranti rimaste sepolte sotto la palazzina crollata il 03 ottobre sono in attesa di autopsia.

Le vittime sono cinque: una è la figlia quattordicenne dei proprietari del laboratorio tessile, Maria Cinquepalmi, le altre sono le operaie Matilde Doronzo, 32 anni, Giovanna Sardaro, 30 anni, Antonella Zaza, 36 anni e Tina Ceci, 37 anni. Miglior sorte ha avuto una loro collega: Mariella Fasanella, prima di essere trasportata in ospedale, è stata sentita da uno speleologo che le ha chiesto alcune informazioni sui luoghi per poter meglio mirare le ricerche.

Racconta la zia di una delle vittime: “Mia nipote, di 33 anni, prendeva 3,95 euro l’ora. Altre 4. E mica lavoravano poco. A seconda di quello che c’era da fare potevano lavorare 8 ore, certi giorni anche 14“. Questa realtà lavorativa nel laboratorio di confezioni Cinquepalmi, dove si trovavano le 4 donne morte.

Contestato dalla cittadinanza per gli allarmi sottovalutati riguardo la palazzina a rischio, ora il sindaco di Barletta Nicola Maffei (Pd) cerca ritrovare la sintonia con i concittadini unendosi a loro nel sentimento di pietà verso il titolare della ditta Cinquepalmi, che nel crollo ha perso la figlia di 14 anni. “Non mi sento di criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo viola la legge assicurando, però, lavoro, a patto che non si speculi sulla vita delle persone” dice il sindaco. Sarebbe un «paradosso» se i titolari della maglieria che si trovava nel palazzo crollato, “dopo avere perso una figlia e il lavoro, venissero anche denunciati“.
 

 

INDAGINI. Il lavoro di accertamento dei fatti però non si può fermare. Il procuratore Carlo Maria Capristo insieme al pm Giuseppe Maralfa infatti hanno incaricato la Guardia di Finanza di effettuare le indagini necessarie. “Abbiamo voluto dividere in due l’inchiesta proprio perché ci sta molto a cuore la condizione del lavoro delle persone. Abbiamo solo un’amarezza – afferma amareggiato il Procuratore -: quella di non essere riusciti a tirare fuori in tempo tutte le donne che erano in quel laboratorio. Dei due contatti telefonici che abbiamo avuto con quelle lavoranti, una sola è stata tratta dalle macerie ancora viva. L’altra, nonostante gli sforzi encomiabili dei vigili del fuoco, non ce l’ha fatta».
Al Sindacato non risulta che la ditta fosse in regola. “Non sappiamo in quante lavorassero lì, né cosa facessero. Noi sospettiamo che fosse una delle tante aziende sommerse che pullulano in questo territorio” dichiara Franco Corcella segretario della Camera del lavoro della Cgil di Barletta. Ed anche Luigi Antonucci, segretario generale della Cgil-Bat, successivamente conferma: “Dalle nostre ricerche risulta che le donne lavorassero in nero e l’azienda fosse completamente sconosciuta all’Inps. Purtroppo sono molte le lavoratrici che accettano situazioni analoghe perché anche pochi euro al giorno servono per mandare avanti la famiglia e i figli“.

Non sono poche le aziende del territorio che, completamente sconosciute al fisco, ricevono commesse dalle molte imprese tessili della zona. Non grandi volumi ma abbastanza redditizi da garantire un’entrata al titolare e uno stipendio mensile di 400-600 euro a chi vi lavora, soprattutto donne.

 

“MICA CI SI SPUTA SOPRA”. I parenti delle vittime raccontano:  “Non era un maglificio vero e proprio. Confezionavano magliette, tute da ginnastica, cose così. A seconda delle commesse che il proprietario riusciva ad ottenere lavoravano. Una volta erano quattro, una volta cinque. Una volta stavano lì dalla mattina alla sera, altre volte di meno». E non accettano di essere colpevolizzati per non aver segnalato l’illegalità. “Ma queste erano donne normali! Lavoravano per bisogno, mica per divertimento. Avevano bisogno di pagare il mutuo, la benzina. Non avevano il contratto ma avevano la tredicesima pagata. Magari non erano proprio assunte, ma il lavoro da queste parti serve, mica ci si sputa sopra”.

E infatti non è colpa di chi ha bisogno se esiste chi approfitta della loro necessità. Ma è sicuramente colpevole chi sceglie la connivenza pur avendo i titoli e l’autorità per persegure l’illegalità.

 

FUNERALI. Si celebreranno domani in piazza Aldo Moro, a Barletta, a poche decine di metri dal luogo della tragedia, i funerali delle cinque vittime del crollo della palazzina avvenuto l’altro ieri nella cittadina pugliese. Il sindaco di Barletta, Nicola Maffei, ha proclamato per domani il lutto cittadino.

La cerimonia sarà ufficiata dall’ arcivescovo di Trani, Barletta, Bisceglie e Nazareth, monsignor Giovanni Battista Pichierri. I feretri delle quattro operaie del laboratorio di confezioni che si trovava al piano terra del palazzo crollato e quello della ragazzina di 14 anni, figlia dei titolari del laboratorio, arriveranno in piazza attorno alle 13, mentre la cerimonia comincerà alle 15.
 

Paola Totaro

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