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“Il vostro tempo è limitato, quindi non buttatelo via vivendo la vita di qualcun altro. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito.” Steve Jobs (1955-2011)
AFFETTO. Sono numerosi gli omaggi, provenienti da tutto il mondo, al genio visionario e fondatore della Apple, Steve Jobs, morto a causa di una rarissima forma di cancro al pancreas, lo scorso 5 ottobre. Paragonato da alcuni ad Edison ed Einstein, tutti piangono l’ideatore delle geniali invenzioni (Macintosh, iPhone, iPod e iPad, per esempio) che hanno cambiato il modo di comunicare di milioni di persone.
L’azienda, ora guidata da Tim Cook, è chiusa, come la famiglia di Jobs, nel silenzio e nel cordoglio. La Apple, fondata, salvata dalla bancarotta e trasformata in una delle aziende più ricche del mondo, da Jobs, ora gli rende omaggio spegnendo in tutto il mondo la sua insegna luminosa.
Numerose le dichiarazioni rilasciate dai suoi rivali di sempre. Bill Gates ha dichiarato “Conoscevo Steve da 30 anni, siamo stati colleghi, concorrenti e amici per oltre la metà della nostra vita. La sua morte mi ha veramente rattristato, mi mancherà immensamente. Il mondo raramente vede qualcuno che ha un impatto cosi profondo“. Il numero uno di Facebook Mark Zuckenberg ha, invece, definito Jobs come “un amico e un mentore. Lui ha dimostrato che ciò che si costruisce può cambiare il mondo“. Anche il Presidente della Samsung, G.S. Choi, si aggrega al cordoglio: “Per il suo spirito innovativo e gli eccezionali risultati conseguiti sarà ricordato per sempre in tutto il mondo.”
Dalla gente comune arrivano, però, le manifestazioni più commoventi. In tutto il mondo, infatti, le persone continuano a radunarsi davanti ai negozi Apple di tutto il mondo, lasciando fiori, candele, biglietti.
Qui sotto parte del discorso che Jobs fece all’Università di Stanford.
<<Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. La prima storia è sull’unire i puntini. Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho lasciato perdere? È cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di darmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie (…) Diciassette anni dopo, andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità (…) Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso (…) Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. (…) Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. (…)
Dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile (…) Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando al futuro. (…) Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. (…)
La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita. Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Wozniak e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in dieci anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato (…) Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo (…)
Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia. (…)
La mia terza storia è a proposito della morte. Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: «Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione». (…) Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte (…) Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore. Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la tac alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. (…) La morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita. È l’agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico, ma è la pura verità. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. (…) Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. (…) Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: «Stay Hungry. Stay Foolish». Siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio (…)>>
STAY HUNGRY, STAY FOOLISH
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