Viaggi: il Carnevale di Venezia fra gondole ed angoli nascosti
01-04-2011
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Ho visto Jack Sparrow. Camminava nella mia direzione con una bandana nera e il trucco sottogli occhi. Era davvero lui? Certamente no. Avrei dovuto immaginarlo: ero a Venezia, la città vista così tante volte che niente è ciò che sembra.
Un fine settimana a Venezia è sempre ben gradito, sebbene la prima cosa che mi è successa èstata quella di perdermi. Tutti dicono che è una delle cose da fare a Venezia per poterla apprezzareal meglio. Sono d’accordo, ma non era nelle mie intenzioni. Mi sono veramente persa.
Giunta alla stazione ferroviaria, ero determinata a raggiungere il Guggenheim, una delle poche attrattiveveneziane che ancora non avevo visto. Ho preso la cartina e ho iniziato ad incamminarmi. Non hoidea di come sia stato possibile, ma al Guggenheim non ci sono mai arrivata! Dopo più di un’ora e mezza di cammino – ovviamente mi sono trattenuta davanti a quasi tutte le vetrine – mi sonoritrovata nel quartiere Castello nei pressi dell’Arsenale.
La delusione è stata notevole per dueragioni: innanzitutto perché ormai era tardi e il museo sicuramente stava per chiudere, in secondoluogo perché mi sono resa conto delle mie pessime capacità di orientamento. Il risultato è stato cheanche per questa volta non ho avuto il piacere di entrare nel Guggenheim, ma posso usarlo comepretesto per tornarci in futuro – semmai con un Tom-Tom.L’essermi persa, però, mi ha dato la possibilità di scoprire nuovi angoli e nuovi aspetti diVenezia.
Alle porte del mitico Carnevale, tutti i negozi esponevano maschere e abiti magnifici neicolori, particolari, stile, sartoria ma anche nel prezzo. Pochi erano i turisti ad entrare per acquistare.Io mi sono concessa solamente una maschera presa ai baracchini in Piazza San Marco: non è nulladi particolare, direi anzi che è un po’ stereotipata, ma non potevo certo tornare a casa a mani vuote!E a Carnevale l’ho indossata con immenso piacere.
Nei negozi di abiti e maschere vi erano cartelli con scritto Non toccare oppure No photo. Ed èun vero peccato. Impugnavano tutti la macchina fotografica senza poterla utilizzare e portare a casaun po’ di quella bellezza. Tuttavia ho trovato un solo negozio che permetteva di indossare gli abitiesposti per poi essere fotografati. Mi sembra una valida soluzione, considerando che non moltagente acquisterà quegli abiti. La tentazione di entrare e mascherarmi è stata forte, ma ho dovuto desistere a malincuore.Un altro particolare che mi ha colpito molto è che alcuni negozi – quelli con la merce più bella e costosa – esponevano cartelli per cercare commesse. E fin qui non c’è niente di male. Ma iprerequisiti delle commesse dovevano essere la conoscenza delle lingue giapponese, arabo e russo, il che rende lampante quale possa essere il genere di clientela.Arrivata l’ora di cena, ho avuto semplicemente l’imbarazzo della scelta.
i sono ristoranti ebar ovunque e anche a prezzi moderati. Vi consiglio di fare un salto al quartiere Casinò e lasciarvisedurre dal piatto migliore.Nonostante fosse febbraio e facesse freddo, le gondole viaggiavano per i canali cariche di turisti muniti di macchina fotografica. E’ curioso vedere come la gente per le calli veneziane fotografavale persone sulle gondole le quali, a loro volta, fotografavano quelle sulla terra ferma. Mi è sembratoun interessante scambio di punti di vista.Ciò che non mi è piaciuto, invece, è stato il fatto che il Ponte dei Sospiri sia stato quasiinteramente nascosto da cartelloni pubblicitari: si potevano scorgere solo le due finestrelle del pontesenza, però, vederne l’inizio né la fine. Così ho deciso di entrare nel Palazzo Ducale, la cui visitacomprende anche la discesa nelle prigione e il passaggio all’interno del Ponte dei Sospiri. Se nonpotevo vederlo da fuori, almeno l’avrei visto da dentro!La visita, comunque, mi ha fatto scoprire sale e stanze uniche. E sono stata letteralmenteammaliata dalla bellezza della Scala d’Oro: un vero incanto, assolutamente da non perdere.Comunque il prezzo del biglietto del palazzo Ducale permette di accedere anche al museo Correr,alle sale della biblioteca Marciana e al museo archeologico, cosa che allieterà gli amanti dell’arte.
Purtroppo due giorni a Venezia sono pochi e ho intenzione di tornarci a breve, semmai durantela stagione calda così potrò dirvi se le mie attuali impressioni sono ancora valide o annotare le differenze. Oppure potrei chiedere al negozio di maschere e abiti se mi assumono come commessa,se il posto è ancora disponibile.
Una cosa resta immutabile: il fascino di Venezia che scaturisce da ogni angolo della città. Non dovete perderlo!
Francesca Numerati
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