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Ivar Benjamin Oesteboe, giovane sopravvissuto alla strage di Utoya, scrive una lettera a Breivik.
Venti giorni dopo che la furia omicida di Anders Behring Breivik si è abbattuta su Utoya, uccidendo 69 persone, Ivar Benjamin Oesteboe, uno dei sopravvissuti, ha deciso di esprimere all’attentatore tutto il proprio disprezzo. Ha scelto di farlo tramite il mezzo più popolare e mediaticamente efficace: Facebook.
“HAI FALLITO”. Ivar, sedici anni, ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un’accorata lettera indirizzata al “Caro Anders Behring Breivik”, righe piene di disprezzo per il feroce assassino ma anche cariche di speranza.
Alle folli dichiarazioni di Breivik, che voleva ripulire la Norvegia dalle influenze multiculturaliste europee, Oesteboe risponde:
“Descrivi te stesso come un eroe, come un cavaliere. Non sei un eroe. Ma una cosa è certa, hai creato degli eroi. A Utoya, in quel caldo giorno di luglio, hai creato alcuni dei più grandi eroi che il mondo abbia mai visto, hai unito la popolazione mondiale”.
“Non stiamo rispondendo al male con il male, come volevi. Stiamo combattendo il male con il bene. E stiamo vincendo”.
“Forse credi di aver vinto. Uccidendo i miei amici e i miei compagni di partito, forse pensi di aver distrutto il partito laburista e la gente che nel mondo si impegna per una società multiculturale”.“Sappi che hai fallito”.
“Ci hai unito… Hai ucciso I miei amici, ma non hai ucciso la nostra causa, le nostre opinioni, il nostro diritto di esprimerci. Donne musulmane sono state abbracciate da donne norvegesi in strada per compassione… Il tuo attacco si è ritorto contro il suo obiettivo. Abbiamo formato una comunità”.
“Meriti di sapere l’effetto del tuo piano. Molte persone sono arrabbiate, sei l’uomo norvegese più odiato. Non sono pazzo. Non ho paura di te. Non puoi arrivare fino a noi, siamo più grandi di te”.
QUEL GIORNO A UTOYA. Il 22 luglio scorso, Ivar Benjamin Oesteboe si trovava a Utoya per il raduno del partito laburista norvegese. Dopo il primo sparo, si era rifugiato con altri sulla spiaggia dell’isola e, come i suoi compagni, pensava che Breivik, che indossava un’uniforme da poliziotto, fosse lì per aiutarli: “Lo chiamavamo, agitando le nostre braccia. Lui era lì e tentava di rassicurare quelli intorno a lui. All’improvviso, senza battere ciglio, si è voltato e ha cominciato a sparare alla gente in acqua”.
Oesteboe ha perso 5 amici, caduti sotto il fuoco di Breivik. La sua lettera, pubblicata su Facebook, è stata riportata ieri dal quotidiano norvegese Dagladet.
Valentina Severin
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