Strage di Novi Ligure – Omar Favaro: “Chiedo perdono a Susi e Gianluca”
06-10-2011
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Ieri sera, mercoledì, a Matrix è andata in onda un’intervista a Omar Favaro, l’autore insieme a Erika De Nardo della strage di Novi Ligure.
Un Omar cambiato, ovviamente cresciuto d’età, ma soprattutto maturato, quello che ieri sera si è potuto ascoltare a Matrix. Il suo punto di vista e la sua tragedia personale raccontati a dieci anni dalla strage di Novi Ligure, nel 2001, quando l’Italia intera si rese conto di quanto può essere vicino il male, di come persone a noi care possano all’improvviso trasformarsi in carnefici. E in un modo così terribile e violento.
Il ragazzo era stato condannato a 14 anni di reclusione ed è tornato in libertà lo scorso anno. Erika invece ha ricevuto una condanna a 16 anni ma anche lei, che ora si trova in una comunità, il cinque dicembre verrà rilasciata.
Omar, davanti alle telecamere, rivive quei terribili momenti che l’hanno segnato per sempre. “Per anni ho avuto l’incubo delle urla di Gianluca mentre veniva accoltellato e della madre di Erika che diceva ‘Erika ti perdono’. Io camminavo avanti e indietro nella cucina, ma non l’ho fermata. Ascoltavo le urla, potevo aiutarla in tanti modi, l’ho aiutata nel modo più sbagliato. Lei voleva uccidere anche suo padre, però io ho detto ‘me ne vado’ e a quel punto non ha fatto niente. Oggi sono cambiato caratterialmente, ho lavorato sulle mie incertezze. Alle vittime ci penso tutti i giorni, tutte le sere prima di addormentarmi: chiedo perdono prima di tutto a Susi e Gianluca. Poi spero che il padre di Erika mi perdoni ma non gliel’ho mai chiesto perchè non ho mai avuto la forza. Non me la sento ancora di incontrarlo ma spero che non creda alla figlia.”
IL FIDANZATINO DI ERIKA. Nei giorni del delitto veniva evitato di rivelare il suo nome e cognome perché minorenne, ma ora è lui stesso che presenta la sua storia, la sua espiazione e la presa di coscienza. Ora che è un uomo, e vorrebbe ricominciare a vivere.
PERCHÈ. Si chiede ancora perché Erika avesse desiderato tanto quella strage, che non avrebbe dovuto limitarsi alla mamma Susi ed al fratello Gianluca. Una vera e propria ossessione per lei.
Non capisco perchè lei dice di odiarmi, io non volevo far del male a nessuno. Lei aveva delle motivazioni. Mi chiedo se era amore, forse era paura, paura di rimanere solo, come se lei fosse l’unica persona in grado di farmi sentire uomo. Nell’ultimo mese che sono stato con lei ho vissuto quel rapporto come un’ossessione perchè non c’era giorno che lei non mi diceva che voleva ucciderli, io cercavo di cambiare discorso ma lei mi ricattava. Non ho detto niente a nessuno per paura che mi avrebbero allontanato da lei.
Una storia terribile che tutti abbiamo negli occhi e nel cuore. Con quella che era parsa quasi una provocazione, cioè un padre che resta accanto alla figlia assassina, di moglie e figlio, nonostante tutto.
Nessun giudizio su Omar o Erika. È l’aspetto mediatico che lascia sconcertati. Lo sfruttamento del dolore e la quotidiana presa d’atto di come la violenza e la morte possano diventare show, con un ritorno economico. E con processi televisivi che sempre più interferiscono con le indagini dei Tribunali.
Paola Totaro
Di seguito una parte dell’intervista a Omar rilasciata a Matrix, Canale 5.
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