Unione Europea – Cellule embrionali umane: divieto di utilizzo per la produzione di farmaci
19-10-2011
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IMPORTANTE DECISIONE. Dopo 14 anni di trafila giudiziaria l’Unione Europea ha finalmente definito la vicenda legata all’utilizzo di cellule staminali embrionali a fini di ricerca medica.
Il ricercatore tedesco Oliver Brustle aveva iniziato una battaglia legale nel 1997, anno in cui aveva depositato il brevetto per un trattamento per combattere il morbo di Parkinson fondato sull’uso di cellule progenitrici neurali, isolate e depurate, ricavate da cellule staminali embrionali umane allo stadio iniziale di blastocisti, ovvero nel periodo dal 4° al 14° giorno dalla fecondazione, e che che prevede la conversione delle cellule staminali embrionali in cellule nervose.
La sua richiesta, però, era stata bloccata da Greenpeace che aveva ottenuto l’annullamento della registrazione del brevetto. Brustle non si era arreso e aveva deciso di rivolgersi al Tribunale Federale tedesco, sostenendo che nella fase di blastocisti non si tratti ancora di embrione umano. Nel 2009 la Corte di Cassazione federale si era rivolta alla Corte di Lussemburgo per un’interpretazione estensiva della nozione di «embrione umano», che eviti di aggirare il divieto sul loro utilizzo. La Corte Ue ha recepito questa istanza con il verdetto di oggi.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha quindi imposto il divieto al brevetto in Europa di medicinali ricavati da cellule staminali con procedimenti che comportano la distruzione degli embrioni umani. Da oggi quindi, i ricercatori europei dovranno eliminare l’utilizzo delle cellule staminali embrionali umane dalle loro ricerche.
Prima di questa sentenza in Europa era vietato utilizzare cellule uovo fecondate, mentre da oggi il divieto si allarga anche a quelle non fecondate nelle quali siano stati impiantati nuclei di cellule umane, oppure di cellule riprodotte per patogenesi.
SOGGETTI DI DIRITTO. Gli ovuli fecondati non sono merce di scambio per medicinali di qualsiasi genere. Questa in sostanza la sentenza della Corte di Giustizia Europea. Inoltre la Corte di Lussemburgo fissa precisi paletti etici anche alle sperimentazioni future. Innanzitutto ha allargato il concetto di embrione umano sostenendo che «fin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano, dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano». In secondo luogo ha affermato che è embrione umano sia «l’ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura» sia «l’ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi». Insomma l’embrione umano è un soggetto di diritto e come tale va tutelato.
Paola Totaro
Foto: Cellula fecondata in fase di blastocisti.
Fasi dello sviluppo embrionale http://www.awog.it/index.php?option=com_content&view=article&id=534:le-fasi-dello-sviluppo-embrionale&catid=3:newsflash
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