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Omicidio Gucci – Patrizia Reggiani, rinuncia alla semilibertà: “Non ho mai lavorato in vita mia”
19-10-2011
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In carcere per l’omicidio premeditato dell’ex marito Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani ha preferito non godere la semilibertà.
OMICIDIO. Patrizia Reggiani è stata condannata per l’omicidio premeditato dell’ex marito Maurizio Gucci, della famosa casa di moda, avvenuto nel marzo del 1995. La donna si trova in carcere a San Vittore dal 31 gennaio 1997. Fra indulto e liberazione anticipata, la Reggiani ha scontato oltre la metà dei 26 anni di reclusione ai quali è stata condannata, termine che le riconosceva la possibilità di accedere alla semilibertà concessale dai magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Milano.
RIFIUTO. La Reggiani però ha deciso di non voler usufruire della possibilità di uscire dal carcere e trascorrere una parte della giornata svolgendo un’attività lavorativa. “Non ho mai lavorato in vita mia“, questo quello che la donna ha risposto ai magistrati del Tribunale di Sorveglianza, dichiarando di preferire la permanenza in carcere per occuparsi delle sue piante e stare con il suo amato furetto invece di iniziare a lavorare in una palestra od un ristorante.
PERMESSI PREMIO. Conferma la circostanza l’avvocato di Patrizia Reggiani, Danilo Buongiorno, il quale ha riferito che alla donna pare bastino i permessi premio che già le vengono riconosciuti ogni fine settimana e che lei utilizza per andare a trovare la mamma.
VICENDA. Maurizio Gucci era figlio di Rodolfo e nipote di Guccio, ed è stato per qualche anno al vertice della casa di moda Gucci. Aveva sposato Patrizia Reggiani nel 1973 e da lei aveva avuto 2 figlie. Nel 1985 si erano separati.
Nel 1995 Gucci è stato ucciso da un sicario sulle scale di casa, in via Palestro a Milano. Mentre si allontanava dal luogo del delitto, il killer aveva sparato due colpi di pistola anche al portinaio, Giuseppe Onorato, senza però riuscire ad ucciderlo. La testimonianza di Onorato è stata molto importante durante il processo.
L’ex moglie di Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani, è stata in seguito identificata come mandante dell’omicidio dopo circa 2 anni di indagini. Nel fatto criminoso era rimasta coinvolta anche Pina Auriemma, organizzatrice del delitto e definita la dama di compagnia della Reggiani. I motivi del delitto sembrano legati a questioni di eredità.
Della Auriemma, la Reggiani aveva detto, durante il processo: “Dopo 22 mesi di quasi totale isolamento – leggeva da un foglio scritto a mano – ho meditato a lungo e mi sono resa conto come miliardi, ricchezza e potenza siano sempre state le parole più ricorrenti sulla bocca di Pina Auriemma, nascondendone un ossessivo desiderio: di goderne tramite la mia persona”. “Sono stata ingenua – affermava l’ex moglie di Maurizio Gucci, mentre dal pubblico la seguivano la figlia minore Allegra e la madre Silvana Barbieri – fino al limite della stupidità: mi sono trovata coinvolta mio malgrado, ma complice mai. Lo nego decisamente!”. Chiudeva l’intervento con una frase che afferma di aver letto ieri per caso su una rivista. “Una frase – diceva – che mi ha profondamente colpito, come già altre usate ad arte dal dottor Nocerino contro di me: ‘L’unica grande ombra in grado di inquinare di tristezza e devastare il mio animo è solo questo infamante processo, tanto più terribile in quanto mi vede protagonista come mandante nell’uccisione del padre delle mie figlie senza trarne alcun beneficio“. (La Repubblica, 3 novembre 1998).
Paola Totaro
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