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Secondo l’organizzazione mondiale della sanità ( OMS ), sono circa 150 milioni le donne che hanno subito una mutilazione genitale e 8000 sono invece le ragazze che giornalmente subiscono questa violenza caratterizzata da un lancinante dolore permanente. Secondo dati recentissimi questo tipo di violenza è ancora molto praticato anche in Italia dalle comunità religiose di immigrati tra l’altro senza alcun controllo medico. Parliamo di dati del 2011 e a quanto pare le tecniche stesse con cui viene somministrata questa tortura sono peggiorate.
Infibulazione. Termine tecnico derivante dall’atto latino di “infilare un oggetto affilato”, che ci descrive la mutilazione genitale femminile che consiste nell’ asportare il clitoride insieme alle labbra e alla maggior parte delle grandi labbra con successiva cauterizzazione e cucitura della vulva lasciando aperto solo un piccolo foro per permettere alla donna di urinare e per la fuoriuscita del sangue mestruale. Gli strumenti utilizzati variano dalle classiche lame e rasoi alle schegge di vetro fino ai coperchi delle lattine di alluminio. “Sembra quasi la storia di un film” una frase adottata molto spesso quando ciò che vediamo o viviamo sembra tanto surreale e strano da non appartenere alla nostra realtà eppure questa descrizione che fa gelare il sangue è un usanza molto diffusa tra gli adepti di religioni primitive e soprattutto fra alcune confessioni di origine musulmana. Sono ben 28 gli stati principalmente africani a praticare questa brutale azione che si permette l’appellaivo di tradizione, con la scusante di essere una pratica esistente ormai da migliaia di anni. Migliaia i casi di cui sentiamo parlare ogni anno e altrettanti, se non il maggior numero, quelli che rimangono chiusi nei confini delle nazioni in cui avvengono.
Aisha, appartiene a quella moltitudine di donne che hanno subito (anche inconsapevolmente, ma soprattutto contro la loro volontà) questa sorte. Ancora oggi a 43 anni, non riesce a dimenticare la paura e il dolore subito in quello che gli fu descritto come “ il giorno più bello della sua vita”, ma soprattutto a tollerare la presenza e anche la sola visione di una lametta che la trasporta con la mente a quel giorno.. a quando era bambina. Da quel momento in poi la sua vita sessuale non sarebbe più stata normale: “impossibile provare piacere”, data l’ escissione dell’intera zona esterna dei genitali poi ricucita. Impossibile trascorrere le 24 ore senza provare lancinanti dolori che si irradiano per l’addome intero, raggiungendo le gambe. Alcuni sostenitori della mutilazione genitale fanno notare addirittura che anche gli uomini vengono sottoposti alla circoncisione, ma è un confronto inammissibile anche dal punto di vista medico poiché applicata per la risoluzione di casi clinicamente importanti. Immaginiamo ora la povera Aisha e il desiderio naturale di avere un figlio. L’infibulazione non ha tagliato solo un pezzo del suo corpo.
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