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Ruby. Arcore, come in un bordello – Rinviati a giudizio Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede

28-06-2011

Ruby. Arcore, come in un bordello – Rinviati a giudizio Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede

MILANO. Richiesta di  rinvio a giudizio ieri al Tribunale di Milano per: Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. L’inchiesta del caso Ruby è arrivata al termine dell’udienza preliminare davanti al Gup Maria G. Domanico. I tre sono imputati per induzione e favoreggiamento della prostituzione.

 

UN “BORDELLO” PER COMPIACERE BERLUSCONI. “Un vero e proprio sistema strutturato per fornire ragazze disponibili a prostituirsi al premier”. Queste le parole durissime pronunciate dal procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno e dal pm Antonio Sangermano, ieri durante l’udienza preliminare, che aggiungono come di fatto si trattasse di  una “mercificazione della fisicità della donna e della mortificazione della dignità femminile”. In serata, poi,  il PM Antonio Forno precisa alle agenzie: ”Non ho mai detto che Arcore era un bordello. Il termine bordello – prosegue – è stato utilizzato come riferimento storico alla divisione dei compiti prevista dalla legge Merlin che, come noto, prevedeva la soppressione delle case chiuse”.

 

RUOLI DEGLI IMPUTATI. Nell’esposizione dell’esito delle indagini i PM hanno “delineato” i ruoli dei tre: Lele Mora è stato definito “l’arruolatore” di ragazze; il direttore del Tg4, Emilio Fede, era il “fidelizzatore”, verificava cioè  l’affidabilità della persona a fare sesso ed il suo grado di riservatezza. A Nicole Minetti era affidato con il compito di fare da “filtro“ per gli aspetti  economico-logistici, colei che metteva in contatto Berlusconi alle ragazze. Di fatto, amministrava “il bordello”.

 

INDUZIONE ALLA PROSTITUZIONE. Il processo che vede imputati Fede, Minetti e Mora è cominciato ieri mattina alle 9 circa, ma i tre hanno deciso di non presentarsi all’udienza preliminare. Sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, per le feste hot del premier Silvio Berlusconi ad Arcore. Le ragazze, anche minorenni, reclutate per i festini venivano ricompensate con denaro o promesse di regali.  La consigliera regionale lombarda Nicole Minetti sarebbe stata anche colei che istruiva le ragazze al Bunga Bunga. La Minetti era stata intercettata mentre parlando al telefono con un’amica diceva: “Non me ne fotte un cazzo se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido”.

 

PARTI CIVILI. Egidio Verzini, il legale che assiste Ruby, la minorenne al centro dello scandalo, ha annunciato ai cronisti prima di entrare che Karima potrebbe costituirsi parte civile sia nell’udienza preliminare a carico di Fede, Minetti, Mora e sia nel processo che si celebra con rito immediato nei confronti di Silvio Berlusconi. Ha dichiarato Verzini:“Stiamo valutando gli atti per decidere”.

 

Hanno già deciso di costituirsi parte civile Ambra Battilana e Chiara Danese, due delle tante ragazze ospiti alle serate di Arcore. Le due giovanissime testimoni durante gli interrogatori hanno riferito di essere rimaste “scioccate” dopo le notti passate nella villa del premier. Il Gup Maria Grazia Domanico ha accolto l’istanza legale delle due ragazze. In caso di condanna degli imputati le due ragazze, ha dichiarato l’Avvocato Stefano Castrale, potranno chiedere il risarcimento dei “danni morali e di immagine”. Sono loro che hanno raccontato fin nei particolari i dettagli le notti del “bunga-bunga”, con le cene dove veniva chiesto alle ragazze di toccare la statuetta di Priapo, personaggio mitologico dagli enormi organi genitali.

Paola Totaro

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