Attualità e Cronaca Rosa, Psicologia

Sette santoni e guru

19-08-2011

Sette santoni e guru

Più di un milione e mezzo di italiani frequenta sette, santoni e guru. Oltre mille gruppi. Sono le sette di seconda generazione.

 

TRE MILIONI DI ADEPTI. Sono le sette di seconda generazione. Oltre mille gruppi in tutta Italia (il Centro studi nuove religioni ne censisce 620 ma secondo altri esperti le cifre raddoppiano se si tiene conto del enorme sommerso). Alcune sono innocue, altre no. Gli italiani che le frequentano sono il 3 per cento della popolazione, più di un milione e mezzo, ma gli adepti arrivano a 3,5 milioni e si contano gli immigrati non ancora cittadini. Di questi il 64% sono donne e adulti, il 15% adolescenti e bambini. Non sempre si tratta di gruppi vasti, maggior parte sono composti da poche decine di affiliati ma si può arrivare anche ad alcune decine di migliaia. Lavorano nell’ombra e generano un volume d’affari nell’ordine dei miglioni di euro. Ma come agiscone queste sette di seconda generazione?  Come fanno proselitismo? Qual è il confine tra credenza e codice penale?
 

 

BASTA TUNICHE ED INCENSI. Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli del Cesnur spiegano: “Le sette tradizionali avevano struttura e dottrine precise e conservavano riferimenti a universi simbolici e religiosi tratti o dal cristianesimo o dalle religioni orientali. Nella seconda generazione di sette, di cui Re Maya è un esempio, tutto questo è sparito, sostituito dai soli rapporti personali con il capo e da vaghi sincretismi dove l’emozione sostituisce la dottrina. E così i rischi aumentano“. Le candele sull’altare, le tuniche e gli incensi sono riti del passato ora ci sono le nuove pratiche, meno scenografiche ma molto più insidiose. I nuovi santoni sono molto abili nel marketing, agganciano i fedeli parlando di “lavaggi energetici emozionali” o di “benessere spirituale low cost” o anche di  “purificazione alla portata di tutti” insomma il genze rijaku, il “beneficio immediato” che si riaggancia alle religioni neobuddiste giapponesi. I gruppi con più adepti sono quelli che sviluppano il cosiddetto “potenziale umano”. “Ti fanno credere che puoi sviluppare le tue capacità fino a diventare una persona straordinaria che vive nel benessere psicofisico  –  aggiunge Introvigne  –  Un benessere da bere tutto di un fiato. Come una bevanda energetica“.

 

LA SANTONA DELLA PORTA ACCANTO. Nel viaggio tra santoni e guru si arriva anche ad incontrare la “Santona della porta accanto” (il nome è proprio questo) che per togliere il demone dai bambini li costringeva alla “terapia degli spilli” che consiste in una doccia fredda con gli occhi sbarrati rivoli verso il getto dell’acqua. Poi per il pranzo era previsto: vomito e escrementi, loro o quelli di maiali. Si scopre che nella provincia di Brescia  –  dove la setta della “madre” Tersilia Tanghetti aveva ben cinque succursali  –  le sette abbondano. A Roma alle mamme e bambine della setta Re Maya non andava meglio: il guru Omar Danilo Speranza, ora in carcere, erano violentate. “Lo facevo per modificare il karma negativo delle bimbe  –  ha spiegato il guru  –  dovevo trasmettere loro il mio dna sano e curativo“. Si tratta di terapia religiosa con stupro. Come quella praticata da Antonio Morello, il capo di The sacred path (“Il sacro sentiero”), 10 mila adepti da Bolzano a Catania. Morello, condannato a sei anni di carcere, faceva credere alle seguaci di essere state stuprate da piccole, e per liberarsi da questo trauma le convinceva a fare sesso con lui. Ma i casi non si esauriscono. È un viaggio terribile quello che è possibile fare in questi ambiti dove tra proselitismo subdolo, rituali mistici, soprusi sessuali e droghe c’è poco da scherzare. Si tratta di suggestioni religiose per lo più orientaleggianti. Adepti ai quali viene rubata l’anima e schiavizzati da santoni dal ricco conto in banca.

 

Paola Totaro

 

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