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La morte in diretta TV dà assuefazione

27-10-2011

La morte in diretta TV dà assuefazione

Negli ultimi giorni alla televisione sono state mandate in onda più volte le immagini della morte sia di Gheddafi che di Marco Simoncelli.

Questo tema si ripresenta ogni volta che avvengono fatti, più o meno fortuiti, in cui compaiono delle vittime che, inevitabilmente, finiscono sui giornali e nella Rete. Basti pensare anche all’alluvione che sta colpendo le Cinque Terre in Liguria. Tutti i telegiornali mostrano le immagini del disastro – perché in effetti è di questo che si tratta – ma sembra quasi che i media non aspettino altro che qualcosa di sempre più forte, come il ritrovamento di qualcuno sotto le macerie (e speriamo proprio di no!).

Vogliamo citare alcune delle immagini che sono girate in televisione? Il volto sfigurato del presunto Osama Bin Laden, Meredith Kercher il cui piede usciva da sotto il lenzuolo della scientifica, gli uomini e le donne che si lanciavano dalle Torri Gemelle colpite dall’aereo nel 2001. Io non le ho dimenticate. E voi?

C’è chi parla di desensibilizzazione alla violenza. Il pubblico televisivo e gli utenti di Internet si stanno sempre più abituando alla morte proprio perché ne continuano a vedere le immagini. Si tratta, secondo alcuni, di insensibilità e assuefazione alla morte in diretta.

Già nel 1995 è stato avviato uno studio da Mullin e Linz: i due ricercatori hanno dimostrato che dopo la visione ripetuta di filmati con violenze sessuali, i soggetti giudicavano i filmati stessi, a mano a mano che li vedevano, come meno violenti e riferivano di una minore risposta emotiva personale ai filmati. Dopo tre giorni dalla visione, essi esprimevano meno solidarietà alle vittime di violenze domestiche, giudicando le ferite subite come meno gravi, rispetto ad un gruppo di controllo che non aveva visto i filmati di violenze sessuali. Dopo cinque giorni però, solidarietà e giudizio sui danni subiti era ritornata simile al gruppo di controllo.

Anche negli anni a seguire sono stati svolti studi analoghi con esiti pressoché simili. Ma non è normale questa indifferenza. La normalità vuole che, specie da giovani, osservare un filmato che parla di morte induca a pensarci più a lungo di quanto si facesse in precedenza e questo dovrebbe portare ad un fisiologico aumento della paura.

A peggiorare le cose si aggiungono anche molti telefilm polizieschi come Six Feeth Under o C.S.I. e via dicendo nei quali, spesso, si assiste ad immagini di autopsie (nella migliore delle ipotesi) e altro ancora. Ma in questi casi si tratta di finzione e lo spettatore lo sa quindi l’inconscio registra le immagini e la rielabora sotto un’altra ottica. La morte di Simoncelli è stata tutt’altro che finzione ma ha attirato tantissimi utenti di Internet a visionarne il video che, guarda caso, in questi giorni è uno dei più cliccati si Youtube.

Francesca Numerati Il mio blog

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