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L’imprenditoria italiana ancora protagonista di licenziamenti irregolari, dopo i licenziamenti delle lavoratrici Milanesi, una donna di Bergamo in coma da più di un anno, che tra l’altro ha partorito il suo quarto figlio quando era già in stato vegetativo, è stata licenziata per le troppe assenze.
INTRALCIO ALL’ATTIVITÀ. Una mamma in coma ricoverata all’Istituto Don Orione di Bergamo, in stato vegetativo dal gennaio dello scorso anno, è stata licenziata dalla ditta presso la quale prestava la sua attività lavorativa da 16 anni. Si tratta della Nuova Termostampi di Lallio (Bergamo). La Cgil di Bergamo denuncia che la ditta in questione ha inviato una lettera per licenziarla perché, spiegano, la signora “ha effettuato 368 giorni di malattia“, superando “il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dall’articolo 39, comma 7, Parte 2 del vigente CCNL” (e pari a 365 giorni). Ma non solo. La frase che più di tutte ha indignato è la seguente: “la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull’equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali“.
ETICA DEL LAVORO. Il marito della donna si esprime con toni molto accesi: “Mi sembra scandaloso che un’azienda neghi la fruizione delle ferie utilizzando la motivazione dellae esigenze produttive – commenta l’uomo che aveva presentato una richiesta godimento ferie e dei permessi maturati prima dello scadere del periodo di malattia – ma siamo rimasti molto, molto sorpresi da alcuni articoli pubblicati dalla stampa locale, e di uno in particolare, dal titolo “Termostampi, vige l’etica del lavoro”. Un’etica che con noi non è stata utilizzata. Chiedo rispetto per i diritti di mia moglie. Chiedo che se ne ha, come credo, diritto venga riassunta: nulla di più“. La famiglia della donna ha impugnato il licenziamento assistita dalla Filctem Cgil e dall’Ufficio vertenze della Cgil.
FATTORE UMANO Il Segretario provinciale della Filctem Cgil di Bergamo, Fulvio Bolis, ha dichiarato: “Mi è capitato in passato di dover affrontare situazioni analoghe, lavoratori affetti da gravi malattie ed in procinto di superare il periodo di comporto per la conservazione del posto di lavoro. In quasi tutti i casi, anche grazie alla sostanziale assenza di costi per il datore di lavoro, le aziende non hanno provveduto al licenziamento ma, al contrario, hanno mantenuto in essere il rapporto di lavoro. Mi pare di poter dire che l’azienda in questione abbia quanto meno sottovalutato la condizione difficilissima di una proproa collaboratrice. Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia“.
Paola Totaro
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