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Ignorando le critiche di Pechino, Barack Obama riceve il Dalai Lama in visita a Washington.
CELEBRAZIONE BUDDISTA. Come anticipato dalla Casa Bianca venerdì notte, ieri il Presidente Barack Obama ha ricevuto il Dalai Lama, a Washington per una celebrazione buddista di undici giorni che include il suo 76° compleanno. Poche ore dopo l’annuncio dell’incontro, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha espresso la forte indignazione di Pechino e ha parlato di una offensiva interferenza da parte della Casa Bianca negli affari interni cinesi. Respingendo le pressioni della Cina affinché l’appuntamento fosse annullato, la Casa Bianca ha riservato all’illustre ospite tibetano un cerimoniale decisamente più consono alla situazione rispetto alla visita precedente, risalente al febbraio 2010.
MAP ROOM. Il Presidente Obama ha accolto il leader tibetano in esilio alle 11.33, ora di Washington, nella “Map Room”, non nello Studio Ovale come avviene invece per i capi di Stato e di governo. L’incontro ha avuto termine alle 12.17 e il Dalai Lama, questa volta, non è stato costretto a uscire dalla porta di servizio. Anzi, la Casa Bianca ha diffuso la foto ufficiale del colloquio, in cui sono ritratti i due leader mentre discutono davanti a un tè, e un comunicato in cui viene descritto “l’incontro con Sua Altezza il XIV Dalai Lama”.
SOSTEGNO DI OBAMA. Il Presidente Obama ha rinnovato il proprio sostegno per la conservazione delle tradizioni culturali e religiose del Tibet, ponendo l’accento sulla “importanza della protezione dei diritti umani dei tibetani in Cina”, tasto dolente per Pechino. Il comunicato diffuso esprime l’ammirazione di Washington nei confronti dell’impegno del Dalai Lama per la non-violenza e si conclude rivolgendosi al Governo cinese: “Il Tibet fa parte della Repubblica Popolare Cinese, non ne sosteniamo l’indipendenza e incoraggiamo il dialogo diretto per risolvere le differenze esistenti”. La Casa Bianca ha anche messo in luce come leader tibetano non persegua l’indipendenza del Tibet ma speri in una ripresa del dialogo con la Cina, rimandando così al mittente l’accusa di voler indebolire la Cina.
Valentina Severin
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