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Una foto usata dall’accusa per incastrare Parolisi diventa prova per la difesa. L’auto dell’uomo potrebbe esserci là dove sembrava assente.
AUTO PARCHEGGIATA. Una delle foto scattate a colle San Marco dal gruppo di ragazzi in gita il giorno dell’uccisione di Melania Rea e che fa parte degli indizi a carico di Parolisi sembra sia diventata un’arma a favore della difesa dell’uomo. Lo scatto, ingrandito da un blogger, dimostrerebbe la presenza dell’auto del marito di Melania tra le 14.15 e le 15.30 al parchetto di colle San Marco come dall’uomo sempre sostenuto e non a Ripe di Civitella dove è stato ritrovato il corpo della moglie. «L’immagine – scrive il pm nella richiesta di custodia cautelare in carcere – dimostra l’assenza della autovettura di Parolisi, la Mégane Scenic, lungo la strada sterrata dove avrebbe dovuto restare parcheggiata dalle ore 14.15 alle 15.30» eppure ora l’ingrandimento di una macchia scura nella foto sembra dimostrare la presenza dell’auto. E che sarebbe «compatibile con le caratteristiche della macchina di Parolisi», aggiunge Roberto Cusani, uno dei tre consulenti nominati dall’indagato. Come dire, la foto che doveva inchiodarlo è proprio quella che potrebbe scagionarlo, almeno secondo il collegio di difesa del militare.
PER L’ACCUSA NON CAMBIA NULLA. «È tutto da dimostrare il fatto che quell’auto sia proprio la Mégane Scenic di Parolisi». In ogni caso, dicono gli inquirenti, gli indizi a suo carico sono molti. Il più importante il dna trovato nella bocca di Melania che dimostrerebbe come lui l’avesse baciata non molto tempo prima del delitto.
L’autore della foto, Bruno A., aveva dichiarato di aver notato «solo due donne, una più giovane e una più anziana assieme a una bimba» e di non ricordare «la presenza di altri bambini nell’area dove sostava il gruppo, né la presenza di alcuno nei pressi delle altalene». Parolisi invece sostiene di essere stato in quel parco con la figlia.
L’avvocato Walter Biscotti, difensore del caporalmaggiore, si dichiara certo: «L’immagine rimette tutto in discussione e depone a favore dell’ipotesi che Parolisi non si trovava a Ripe all’ora del delitto». Esprime dubbi lo stesso Cusani: «Purtroppo è impossibile una risoluzione superiore a quella che ci consente di stabilire una certa compatibilità. Non ci possono essere certezze». Al di là della presenza o meno di una Mégane Scenic a colle San Marco, Biscotti vede «emergere comunque l’inattendibilità delle testimonianze dei ragazzi che avrebbero assicurato di non aver visto né auto né Parolisi sul pianoro».
IL TELEFONINO. Dubbi anche per quanto riguarda le prove derivanti dal telefonino del caporalmaggiore. Ancora verifiche sulle celle telefoniche le quali dimostrerebbero la presenza dell’uomo a Ripe di Civitella. Cusani, docente di Telecomunicazioni all’Università La Sapienza di Roma, dovrà anche analizzare l’effettivo aggancio del cellulare di Parolisi alle celle della zona dove è stato trovato il cadavere della donna. Il consulente ha già eseguito un primo esame, «dal quale emergono forti dubbi sul punto».
DECISIONE DEL GIP. Si attende intanto la decisione del gip di Teramo, Giovanni Cirillo, che si deve pronunciare sulla nuova richiesta di custodia cautelare in carcere per Parolisi.
Paola Totaro
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