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Aisha Gheddafi, figlia del Rais libico: lo spirito guerriero delle tribù arabe in un corpo da sirena

21-09-2011

Aisha Gheddafi, figlia del Rais libico: lo spirito guerriero delle tribù arabe in un corpo da sirena

Arringa folle di libici in difesa del padre, inveisce contro i nemici, è madre e avvocato in carriera. Non si ferma davanti a nulla, è fiera, astuta e troppo intelligente per non capire che la terra le sta inesorabilmente franando sotto i piedi.

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ASCESA E CADUTA. Chi è davvero Aisha Gheddafi? Negli ultimi tempi, da quando è iniziata la rivoluzione in Libia, si è scritto tanto su di lei, tutto e il contrario di tutto e la si è vista sostenere l’onore e il ruolo politico del padre e della sua famiglia con vigorosa passione e animo battagliero.
Aisha, l’unica figlia di Muammar Gheddafi, la prediletta, l’unica che possa sfidarlo è nata nel 1976 e ha studiato Legge alla Sorbona, laureandosi nel luglio 2004. Ha fatto parte del team di avvocati che difese Saddam Hussein.
Inoltre ha partecipato a molte missioni diplomatiche in Iraq nel 2001, quando Hussein era ancora al potere e ha negoziato il rilascio di ostaggi occidentali nelle Filippine.
In gioventù ha sostenuto gli indipendentisti cattolici irlandesi dell’Ira.
Dal luglio del 2009 è stata Ambasciatrice di buona volontà dell’Onu per la Libia, occupandosi della situazione dei poveri, delle donne e dei malati. L’incarico le è stato revocato dall’Onu nel febbraio 2011, in occasione della rivoluzione libica.
Il 23 febbraio 2011 Aisha era a bordo dell’aereo che non venne fatto atterrare a Malta, ma smentì categoricamente l’ipotesi di una sua fuga. Il 30 agosto 2011 il governo algerino ha confermato che la donna, insieme ai suoi fratelli Hannibal e Mohammed ha attraversato il confine libico-algerino e dato alla luce una bimba.
Non tutti sanno che la figlia del dittatore è stata la fondatrice di un’associazione in difesa di Muntazer Al Zaidi, il giornalista iracheno sciita autore del famosissimo “lancio di scarpe” contro l’allora Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, in occasione di una conferenza stampa congiunta con Nuri Al Maliki, il primo ministro iracheno, avvenuta il 14 dicembre 2008.

 

IL MATRIMONIO PRINCIPESCO. Nel 2006 si è sposata con un cugino di suo padre, Hamid Gheddafi. Il suo matrimonio è stato il trionfo dell’opulenza: tre giorni ininterrotti di festeggiamenti, un abito da sposa con bustino audacemente scollato e lungo strascico, trono a forma di conchiglia su cui i due sposi sono seduti e si scambiano gli anelli nuziali e maxischermi che diffondono immagini della loro storia d’amore. Il tutto racchiuso in una cornice di feste etniche, danza del ventre, maestosi gioielli, mani dipinte dall’hennè, ospiti vip e teste coronate da tutto il mondo islamico.
Una degli invitati, l’onnipresente Marta Marzotto, ha sintetizzato perfettamente l’atmosfera della festa: “”È un sogno, una magia, una fiaba del deserto divenuta realtà”.

 

L’AVVENENZA E IL LUSSO SFRENATO. È impossibile non notarla: elegantissima, capelli biondi, occhi profondi, viso dai lineamenti dolci e regolari, in grado di celare perfettamente la sua reale natura fredda e autoritaria. È stata addirittura definita La Claudia Schiffer del deserto” per la sua avvenenza.
In questi giorni si è visto anche il suo lato più intimo: la lussuosa villa, caduta in mano ai ribelli, con un’enorme piscina, una cucina straordinaria, una palestra attrezzatissima e quel divano a forma di sirena d’oro,il cui volto riproduce perfettamente le fattezze di Aisha.
Tutto ciò ha smascherato la profonda megalomania, la notevole dose di egocentrismo e la sfrenata passione per il lusso della padrona di casa e dei suoi familiari. Gli stessi libici non ne erano ben consci. Quando il popolo ha fatto irruzione nell’abitazione la sorpresa è stata enorme; tutti sapevano che i figli del Rais avevano sempre goduto di enormi privilegi, ma nessuno sapeva dire fino a che punto o poteva minimamente quantificarli.
La sua casa è stata immediatamente ribattezzata “Il Palazzo della Prostituta” e qualcuno ha perfino detto che ville cosi non si sono mai viste in Libia.
Oggi sui muri di questa meravigliosa residenza si nota una scritta: ”Questa casa appartiene al popolo”.
Ma c’è da scommettere che la guerriera si batterà fino all’ultimo istante di vita, onorando gli insegnamenti della sua tribù.
Francesca Rossi

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