Riina Jr. libero. Il sindaco di Corleone: “La sua presenza è pericolosa per la comunità”.
03-10-2011
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Il figlio di Totò Riina esce dal carcere e torna a Corleone, ma il sindaco si dice preoccupato per la sua presenza nella cittadina siciliana.
LIBERO. Ad accogliere Giuseppe Salvatore Riina (34 anni) all’uscita del carcere di Voghera c’erano familiari e amici. Il figlio della primula rossa della mafia siciliana è tornato ieri in libertà, dopo aver scontato la sua condanna a otto anni e dieci mesi per associazione mafiosa. La destinazione di Riina Jr. avrebbe dovuto essere Padova, all’ultimo minuto è stato deciso di sospendere il provvedimento di sorveglianza, che gli avrebbe concesso di raggiungere la città patavina, e di notificargli invece la norma di prevenzione emessa nel 2002 dal tribunale di Palermo.
RITORNO A CORLEONE. Giuseppe Salvatore Riina si è quindi ritrovato su un aereo per Corleone, dove ad attenderlo c’era la madre. “Certamente del suo arrivo i suoi familiari, la madre in testa, sono molto contenti. – ha commentato il sindaco di Corleone, Antonio Iannazzo – Ma sicuramente vi sono tanti miei concittadini che non hanno gradito questo suo rientro”. “Credo che la presenza a Corleone di Giuseppe Salvatore Riina sia pericolosa per la comunità” ha dichiarato il primo cittadino siciliano, che ha sottolineato come il figlio del boss non si sia dissociato da Cosa Nostra, né abbia dato segni di pentimento per le azioni per le quali è stato condannato.
IL SINDACO SPERA IN UN SOGGIORNO BREVE. “Se nostro malgrado dovesse rimanere qui – ha aggiunto Iannazzo – allora non potremo fare altro che innalzare il livello di attenzione per garantire che il percorso di legalità e trasparenza intrapreso dal comune vada avanti”. Il sindaco di Corleone si dice tuttavia fiducioso, in quanto Riina Jr. dovrebbe presto partire per Padova per lavorare in una Onlus. “Io non faccio niente per restare qui. – ha replicato attraverso le pagine del Corriere della Sera Riina Jr. – Sarei andato direttamente e volentieri a Padova se non mi avessero detto che avevo l’obbligo di firmare qui in commissariato. E visto che è un obbligo io lo rispetto”.
NESSUNO LO VUOLE. Ma non è detto che in Veneto il figlio del boss trovi un’accoglienza migliore. Anzi. L’annuncio del suo possibile arrivo, prima che tornasse in libertà, aveva suscitato lo sdegno della Lega Nord, che aveva addirittura annunciato mobilitazioni di piazza. “È stata Francesca Casarotto, il mio avvocato, a stabilire contatti con i dirigenti della Onlus di Padova – ha spiegato Giuseppe Salvatore Riina al Corriere della Sera – Non debbo andarci perché i leghisti e il governatore Zaia non vogliono? Beh, ditemi dove andare. Io nemmeno a Corleone volevo tornare”. “Ci sarà la libertà di vivere e lavorare da qualche parte – conclude Giuseppe Salvatore – Non mi vogliono qui, non mi voglio lì, al sud, al Nord… Non è questo lo spirito della Costituzione. Io ho pagato e voglio lavorare. Per il resto, se mi daranno il permesso, vorrei rivedere mio padre e andare a trovare in carcere mi fratello Giovanni”.
RIINA JR. E L’ATTENTATO AD ALFANO. Mentre si discute sulla collocazione di Giuseppe Salvatore Riina, emerge una notizia poco rassicurante dal suo passato. Lo scorso aprile il collaboratore di giustizia Luigi Rizza ha dichiarato che due anni fa Riina Jr. meditava un attentato nei confronti del segretario del PdL, Angelino Alfano. “Nel 2009, mentre ero detenuto al carcere di Padova – ha dichiarato Rizza agli inquirenti di Catania che indagano sul caso – Umberto Bellocco e Giuseppe Riina, figlio di Totò, mi davano dei messaggi da portare ad altri detenuti, tra cui Salvatore Alia e Paolo Lombardo”. E ha aggiunto di essere venuto a sapere che “era in programmazione un attentato nei confronti del ministro Alfano”, come risposta all’inasprimento delle condizioni di sicurezza peri detenuti più pericolosi comportato dall’articolo 41 bis. Rizza ha però confidato agli inquirenti di non sapere se il proposito di uccidere Alfano sia ancora attuale.
Valentina Severin
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