Milano – Uccise la fidanzata colpendola con calci e pugni in faccia. Condannato a trent’anni
09-10-2011
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Il 9 gennaio scorso Roberto Cecchetti uccise rendendola irriconoscibile, la sua fidanzata. L’uomo ieri è stato condannato.
VIOLENZA INAUDITA. Una vera e propria furia omicida quella che il 9 gennaio 2011 ha preso Roberto Cecchetti.
Nonostante la relazione difficile ed in crisi da più di un anno, difficilmente si spiega una tale barbarie. L’uomo di 29 anni infatti ha ucciso la sua compagna Monica Savio di 36 anni, riepiendola di pugni in faccia, riducendole il naso in poltiglia, devastandole gli occhi e rompendole la mandibola.
E non solo. Più volte le ha sbattuto la testa sul terreno, cercando di strozzarla e non riuscendoci a causa di una menomazione alla mano destra che gli era stata parzialmente amputata a seguito di un vecchio incidente in oratorio.
Poi l’uomo è rimasto a guardarla mentre moriva dissanguata a causa dell’emorragia al naso e ha pestato per quattro volte le gambe della donna che tremavano negli ultimi minuti di vita. Secondo il perito la morte sarebbe avvenuta sia per le ferite che per soffocamento.
TELECAMERE. Queste le terribili sequenze della morte di Monica riprese dalle telecamere di un parco di Arluno, periferia nord-ovest di Milano.
Anche sulla base del filmato, il giudice ha deciso di condannare Roberto Cecchetti a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.
Una condanna inflitta con rito abbreviato, dunque con lo sconto di pena che altrimenti sarebbe stata l’ergastolo.È stata esclusa, invece, l’aggravante dei futili motivi.
Il gup di Milano, Enrico Manzi, che ha accolto la richiesta del pm Grazia Pradella, la quale nel corso della requisitoria ha descritto la scena del pestaggio, come un «film dell’orrore, agghiacciante, mai visto». La donna, ha spiegato inoltre il pm, aveva la «faccia spappolata».
STORIA TRAVAGLIATA. Il grafico e la donna, un’operaia di 36 anni, che aveva un figlio piccolo da un precedente matrimonio, avevano una relazione tormentata e nel tardo pomeriggio del 9 gennaio scorso si trovavano in macchina in un parcheggio di un piccolo parco ad Arluno. Scesi dall’auto, dopo una discussione, l’uomo ha aggredito la compagna e ha iniziato a pestarla con pugni diretti e violenti al volto perchè, stando al suo racconto davanti agli inquirenti, la donna aveva letto un suo sms che l’aveva fatta ingelosire.
Evidentemente la tensione tra i due era veramente tanta se dopo il pestaggio ed il soffocamento l’uomo ha continuato ad infierire schiacciandole col piede la testa per quattro volte. Il corpo sanguinante della donna era poi stato trovato da un giovane a passeggio con il cane nei giardini pubblici, in via Mazzini. Il personale del 118 aveva cercato disperatamente di rianimarla, ma la donna era morta prima del trasporto in ospedale.
PARTI CIVILI. Si sono costituiti parti civili, rappresentati dall’avvocato Giovanni Parini, il figlio dell’operaia, che dovrà essere risarcito con un milione di euro, e poi la sorella, i genitori e l’ex marito della povera donna.
Paola Totaro
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