Attività Parlamentare 2011 – Solo 14 le Leggi emanate in dieci mesi
18-10-2011
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Siamo ad ottobre, il 2011 volge al termine ed è tempo di bilanci. Cos’ha fatto il Parlamento italiano? Quante e quali leggi ha promosso? Vediamolo insieme.
IMMOBILITÀ PARLAMENTARE – Quasi come se fosse un profeta dei nostri giorni, il Presidente della Camera Gianfranco Fini si esprimeva così nel maggio 2010: “A meno che il governo non presenti un decreto, c’è il rischio di una sostanziale paralisi dell’attività legislativa della Camera“. Profezia avverata. Già nello scorso anno l’attività parlamentare era arrivata ai minimi storici, con 58 provvedimenti varati nei primi dieci mesi. Nel 2011 siamo scesi niente meno che a 50. Se da questa cifra si sottraggono le ratifiche dei trattati internazionali e gli atti dovuti che non comportano nessun impegno da parte delle Camere, per la precisione diciassette, il numero scende a 31. Ma noi vogliamo essere ancora più pignoli, quindi eliminiamo anche le leggi che sono conversioni di decreti o altre proposte governative. Arriviamo a quattordici. Di queste 14, soltanto quattro sono sicuramente doverose e giuste e che riguardano: le assunzioni obbligatorie dei disabili nelle Pubbliche Amministrazioni; il divieto di detenere in carcere le madri di figli piccoli; l’obbligo per i consigli di amministrazione di società quotate di essere composti per il 30% da donne e l’indennizzo dei familiari delle vittime dell‘incidente ferroviario del 2010 in Val Venosta.
LE LEGGI DEL 2011 – Ci sono norme però che non ci cambieranno la vita. Il “Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diana” non si chiamerà più tale. Si chiamerà “Parco nazionale degli Alburni, del Cilento e Vallo di Diana”. Secondo il promotore di questa norma, l’onorevole Mario Pepe, eletto nelle liste del Pdl nel 2008, questa dicitura corrisponde maggiormente alla realtà dato che i monti Alburni offrono il 65% delle aree naturali. E lo dice lui che è originario di Bellosguardo, un paesino alle pendici di tali monti in questione, quindi c’è da fidarsi. C’è una legge promulgata per dare “disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma”. Parliamo dei prodotti alimentari lavati ed imbustati. La proposta è arrivata dall’on. Sandro Brandolini del PD, titolare fino ad un anno fa del 30% di Gustitalia, una società alimentare, e l’on. della Lega, Fabio Rainieri, esponente dei Cobas del latte. Oppure la legge che aumenta di 1,7 milioni l’anno i contributi della biblioteca italiana per ciechi Regina Margherita di Monza, voluta dal leghista Paolo Grimoldi e da tre suoi colleghi di partito. Oppure la legge che garantisce un posto sicuro all’Inail ai membri delle associazioni dei mutilati ed invalidi maggiormente rappresentative. Con un provvedimento Giuseppe Caforio dell’Italia dei Valori, titolare di una ditta che produce protesi sanitarie, ha voluto fortemente abrogare la norma che equiparava la laurea in scienze motorie a quella in fisioterapia. Troviamo anche una legge che istituisce il 9 ottobre come la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali”. Con un’altra norma si elimina la pensione di reversibilità al familiare che ha assassinato il pensionato. Un’altra ancora decreta lo sconto massimo che gli editori possono applicare al prezzo di copertina dei libri. E non continuo l’elenco perché l’impatto delle norme sui cittadini va soltanto a decrescere.
SI PUÒ FARE DI PIÙ – Difficile non convenire sul fatto che di norme più importanti da applicare ce ne sarebbero a bizzeffe. Il problema è che sono incagliate nelle Commissioni e il rischio è che non vedano la luce prima della fine della legislatura. Ad esempio non si sa nulla del decreto anticorruzione che quasi due anni fa era stato annunciato dal Consiglio dei Ministri e che adesso è intrappolato fra le decisioni dei deputati. Oppure il disegno di legge sulla concorrenza o uno sulla riduzione del numero dei deputati. O una legge contro l’omofobia ed un’altra contro il conflitto d’interessi. E perché non fare una pazzia? Perché non pensare ai giovani modificando ex novo le leggi sui tirocini introducendo finalmente uno stipendio minimo per gli stagisti? Oppure i nostri tanto cari onorevoli (cari nel senso di costosi) potrebbero prendere in esame una riforma per la giustizia. No, non ho scritto male. Volevo scrivere proprio “per” la giustizia. In Italia la giustizia sociale sta morendo sotto l’egida di un parlamento distante dai reali bisogni dei cittadini. Facciamo qualcosa per aiutarla a sopravvivere, miei carissimi Onorevoli.
Elisa Renna
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