Psicologia

Cambiare e cambiarsi: perché è così difficile? della Dott.ssa Cristina Colantuono

06-09-2011

Cambiare e cambiarsi: perché è così difficile? della Dott.ssa Cristina Colantuono

I cambiamenti nella vita ci fanno paura. Scopriamo il perché.

L’estate è stata una vera e propria pausa da tutto. Sole, mare e spiaggia ci hanno fatto dimenticare per qualche settimana tutti i pensieri che ci hanno angustiato l’inverno ed è stato un vero toccasana per la nostra salute psicologica!

Ma non mentiamo a noi stessi…. Problemi dimenticati ma non cancellati!

E spesso alla base dei nostri pensieri c’è sempre un elemento: il cambiamento.

Che sia in ambito lavorativo, scolastico, familiare o sentimentale, tendiamo sempre a sfuggire… vediamo perché!

Più passano gli anni e più si sente il desiderio di restare fermi nel proprio “angolo sicuro”, i problemi che un tempo i nostri genitori riuscivano a far sparire, ora sono cresciuti con noi… e non c’è Santo che ci salvi tanto che ora subentra in noi una vera e propria paura verso il cambiamento. Questo perché sono poche le persone che amano le novità, che escono fuori dalla routine e che si gettano in nuove imprese facendosi trasportare dall’adrenalina che viene sprigionata a livello cerebrale in questi momenti.

La maggioranza teme invece il cambiamento, entrando in uno stato di allerta con conseguente aumento dei livelli di cortisolo (ovvero quello che viene definito “ormone dello stress” perché la sua produzione aumenta, appunto, in condizioni di stress psico-fisico) e quindi seri rischi per la salute.

Ma cosa causa questa resistenza?

Molte volte i colpevoli sono vecchi retaggi culturali: troppe volte ci hanno ripetuto “chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova“.

Ma è giunto il momento di sfatare questo mito perché non sempre è così!

Il cambiamento è alla base di ogni essere vivente e soprattutto nell’uomo occupa un ruolo fondamentale: è importante per migliorarsi e per crescere ma molto spesso non si è in grado di gestirlo a causa della presenza di automatismi che producono una “falsa sicurezza” che fa star bene.

Cuore e mente poi sono in eterna lotta: chi dice che non è così a livello razionale, poi percorre sempre la stessa strada per andare al lavoro, va a fare la spesa sempre nello stesso supermercato o continua a stare con la stessa donna da anni ma magari tradendola ad ogni occasione!

La routine offre un senso di protezione che va a colmare quello che la vita moderna non è più in grado di dare: anni fa la famiglia ed il lavoro erano i veri punti fermi di ogni persona, oggi purtroppo non è più così e quindi non resta altro che aggrapparsi alle piccolezze della quotidianità che rendono stabili le giornate.

Altre persone sono poi consapevoli della difficile arte del cambiamento e ammettono di voler cambiare ma sono bloccate dalla paura di farlo per mille pensieri: non esserne capace, odiare l’ignoto, preferire il certo (magari non soddisfacente ma rassicurante) ad un incerto (che in realtà potrebbe rivelarsi brillante e ricco di soddisfazioni).

Quali meccanismi psicologici sono alla base di tale meccanismo?

Il discorso si sposta su due aspetti fondamentali: la motivazione e la convinzione.

La motivazione da un punto psicologico viene definita come l’insieme di tutti quei fattori dinamici che spingono un individuo a comportarsi in un determinato modo (ad esempio studiare per superare un esame con un buon voto, oppure seguire una dieta per indossare un vestito particolare).

La convinzione invece è ciò che innesca tutto il processo di cambiamento e può essere paragonata ad una moneta: un lato positivo e quindi che sprona (“sto ottenendo dei risultati seguendo questa dieta quindi voglio continuare”) oppure un lato negativo, quella vocina che sussurra “è inutile che ti sforzi nel seguire la dieta tanto non ce la farai mai”, portando ad un sicuro fallimento ed alla rassegnazione: “tanto lo sapevo che era inutile, io sono fatta così e non posso cambiare”.

Dov’è l’errore?

Uno dei tanti errori alla base della paura del cambiamento è la tendenza a fermarsi al primo ostacolo, dimenticando tutte le cadute infantili che ci hanno aiutato ad imparare ad andare in bicicletta ed anche tutti i cambiamenti che abbiamo fatto nel corso della vita!

Il “tutto e subito” nel nostro cervello non esiste ma anzi, va abituato al cambiamento.

Il cambiamento non è una scala altissima con 100 gradini ma è il primo gradino, poi il secondo, poi il terzo e così via fino al 100°.

Va affrontato ogni giorno nelle piccole cose, azione dopo azione, magari scendendo una fermata prima dall’autobus rispetto alla solita, andando al mare in un lido diverso o anche solo provando un gusto di gelato mai assaggiato.

Questo è il segreto per prenderne dimestichezza e solo così quando si presenterà un cambiamento più importante (come ad esempio un trasferimento o una nuova offerta di lavoro) sarà più facile affrontarlo nel migliore dei modi.

Dal passato ci viene in aiuto Pablo Neruda, il quale scriveva:

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.”

Apriamo le finestre della nostra mente alle novità, magari cominciando da oggi stesso con un nuovo taglio di capelli!

Ho scritto questo articolo in collaborazione con la Dott.ssa Stefania Di Martino

Dott.ssa Cristina Colantuono

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