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LA CADUTA DEI GIGANTI Chi scrive queste note è spesso e volentieri molto prevenuto nei confronti dei cosiddetti “best sellers”, ossia di quei libri pompati da una pubblicità enorme, che escono in contemporanea in 300 Paesi comprese le isole Salomone, con magari aggiunta di foto dell’autore (e di solito più è grande la foto più è piccolo il libro). Non credo di aver torto in generale, ma nel caso di Ken Follett devo ricredermi: il suo primo volume della trilogia dedicata al XX Secolo vale la pena di essere letto, nonostante la sua mole (1000 pagine!).
La caduta dei giganti si apre nelle miniere gallesi in un giorno di giugno del 1911. È difficile riassumere una trama che unisce sei famiglie appartenenti a nazioni e realtà sociali diversi, che coinvolge personaggio storici quali Churcill, Lenin, Wilson, e molti altri tra i quali appena accennati Hitler e Stalin, e che narra di eventi epocali quali la prima guerra mondiale, la rivoluzione russa, le conquiste dei lavoratori in Gran Bretagna, i rovesciamenti delle realtà personali, politiche, sociali di una generazione. Follett è estremanente preciso ed attento nella ricostruzione del mondo di cui parla, e sa nel contempo emozionare con storie d’amore contrastate, lotte di potere, vittorie e crolli umani e politici, in una sorta di affresco di grande respiro.
LA TRAMA IN BREVE
Merita di essere citata la figura bellissima di Ethel Williams, figlia di minatori gallesi con la sua intelligenza e grazia entra nel personale di servizio della grande famiglia dei Fitzherbert, divenendo rapidamente la guida della casa, e conquistando anche l’amore del giovane, arrogante, conte “Fitz”, capo della potente famiglia. Naturalmente Ethel resta incinta ed il conte pensa di liquidarla con pochi soldi, pur soffrendo davvero per la perdita dell’unica donna che lo ha amato davvero. Ethel accetta (ma non per pochi soldi) per amore del figlio che sta nascendo e si trasferisce a Londra. Da sola riesce a trovare lavoro, ad allevare il figlio, a divenire leader di un sindacato ed alla fine, nel 1924 è una delle prime donne elette in Parlamento, nel partito Laburista. La scena finale del libro è simbolica e magistrale: A Westminster, sede delle due Camere inglesi, c’è una scala che unisce la Camera dei Comuni a quella dei Lord (la prima elettiva la seconda di nomina regia). Ethel ed il figlio stanno salendo, mentre Fitz con suo figlio (quello riconosciuto) sta scendendo. Si incontrano, si salutano, parlano. Lui si aspetta che lei gli ceda il passo. Ma non è così. E’ il nobile conte, figlio di un mondo che sta scendendo, che si deve spostare e lasciare spazio ad una donna del popolo che sta salendo. E’ un nuovo mondo, forse non migliore ma diverso dal precedente.
Un libro lunghissimo ma che si legge e che contraddice lo stereotipo del “best seller” spoglio di contenuti!
Federico Smidile
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