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Vladimir Putin sarà di nuovo presidente nel 2012 – Lo Zar torna al Cremlino
27-09-2011
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L’astuto e incrollabile signore della Federazione russa tornerà a guidare il Paese dopo le elezioni del 2012.
L’attuale presidente Medvedev farà un passo indietro non ricandidandosi e consentendo così a Putin di riafferrare lo scettro del potere. Gli osservatori internazionali, però, temono che i nascenti ideali di democrazia e libertà in Russia possano essere risucchiati in un oscuro vortice di autoritarismo.
IL TANDEM POLITICO. Chi si aspettava, o sperava, un’accesa competizione tra Dimitri Medvedev, attuale presidente della Federazione russa e Vladimir Putin, ora primo ministro, ha avuto scarsa lungimiranza: il famoso e rodato tandem Putin-Medvedev si riproporrà ancora una volta, alle prossime elezioni, con un annunciato scambio di ruoli che ha lasciato perplessi gli analisti politici.
Tanti attivisti russi avevano riposto le loro speranze in Medvedev, auspicando che potesse condurre la nazione attraverso il difficile percorso di democratizzazione. A tutto il mondo era addirittura parso di vedere un reale cambio di rotta nella politica di questo presidente, quasi un allontanamento dalla concezione del potere di Putin.
In realtà il cambiamento è stato più nella forma che nel contenuto, “di stile” più che di sostanza.
I due politici hanno sempre condiviso la stessa linea d’azione e sono sempre stati molto più uniti di quanto si potesse immaginare. Ciò non deve sorprendere: Medvedev è una stella di prima grandezza sulla scena politica russa grazie a Putin e, pur essendo innegabile che si sia impegnato contro la corruzione dilagante e in favore della modernizzazione del Paese, la sua mancata ricandidatura è il risultato di una linea politica estremamente prudente.
Il presidente russo ha visto il consenso popolare nei suoi confronti crescere e consolidarsi negli anni, ma sa perfettamente che uno scontro diretto contro un avversario potente e scaltro come Putin lo porterebbe alla completa disfatta. Medvedev, dunque, ha evitato il rischio di essere travolto e spazzato via con un colpo di mano dal gigante Putin.
A dire il vero molti politici e imprenditori russi lo considerano un uomo e un presidente debole e temono non sia capace di traghettare la Russia attraverso la crisi economica che sta dilagando nel mondo.
Putin, invece, ha un’immagine solida, autoritaria, capace di imporre anche misure impopolari, come una vigorosa riforma fiscale.
Eppure è proprio questo suo autoritarismo a preoccupare gli analisti politici: con la riforma costituzionale, infatti, Vladimir Putin potrebbe governare fino al 2024, quando avrà 72 anni e il suo atteggiamento rigido e inflessibile potrebbe causare una involuzione democratica e dei diritti civili.
IL CASO KUDRIN. Il futuro presidente ha già dovuto ingoiare un boccone amaro in questi giorni: le dimissioni di Alekseij Kudrin, uno dei più abili e capaci ministri delle Finanze che la Russia abbia avuto. Fu lui, infatti, a far guadagnare alla nazione il secondo posto al mondo per riserve in valuta e a salvarla da un probabile crollo finanziario.
Ma Kudrin ha commesso un errore gravissimo: “ha osato” contestare Medvedev apertamente e sfidare a viso aperto Putin, reclamando per sé il posto di primo ministro alle prossime elezioni. Ha alzato la voce e non gli è stato perdonato, ma ora sarà complicato trovare un nuovo ministro che sia competente quanto lui.
Kudrin è stato sostituito ad interim dal vice-ministro Anton Siluanov proprio oggi. Resta da vedere come si evolverà questa situazione nel futuro, ma soprattutto come verrà gestita da Putin.
I NODI DA SCIOGLIERE. Il nuovo zar avrà anche altre importanti questioni da risolvere: in primo luogo un nuovo, presunto allontanamento dell’Ucraina dalla sfera di influenza russa, che fa temere per un’altra possibile chiusura dei gasdotti. Attualmente Putin sta trattando “da amico”, cosi ha detto alla stampa, con il presidente ucraino Yanukovich per risolvere il conflitto tra la russa e potentissima Gazprom e l’ucraina Naftogas.
L’Europa trema al solo pensiero che possa esserci una nuova crisi del gas, soprattutto ora che il Green Stream, il gasdotto libico che si collega all’Italia, è stato chiuso a causa della recente rivoluzione.
Putin dovrà anche chiarire la sua posizione in merito ai diritti civili e alla modernizzazione in corso in Russia, consapevole del fatto che il processo di democratizzazione è stato innescato e difficilmente verrà tollerata una brusca inversione di tendenza.
Altro nodo cruciale sono gli scontri in Cecenia, che si auspica siano definitivamente terminati, visto l’alto prezzo pagato in passato in termini di vite umane e distruzione.
Ora gran parte della Russia non ha più paura del futuro: l’uomo giusto al momento giusto, Vladimir Putin, è tornato. Ma un’altra parte della nazione, neanche troppo nascosta, ha paura ed è molto critica: non si sta forse incoronando uno zar, anche se non c’è la corona?
Francesca Rossi
Di seguito due video sull’argomento
Putin sarà il nuovo presidente
Putin contro aggressione della Libia
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