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Lo shopping è un piacere che spesso, soprattutto la donna, si concede per gratificare se stessa, come fosse un terapia.
Fin qui nulla di grave, infatti finché l’acquisto si limita al puro gusto di possedere qualcosa che ci piace o di cui abbiamo necessità tutto va bene.
Le cose cambiano però quando al puro piacere si sostituiscono la ricerca di emozioni, sensazioni e sentimenti di benessere e il bisogno di risolvere problemi personali e insicurezze attraverso l’acquisto incontrollabile di prodotti inutili e non indispensabili.
Questo comportamento, infatti, può portare il soggetto a sviluppare una vera e propria dipendenza da shopping, con gli stessi effetti di una dipendenza da sostanze (droghe o alcol).
La dipendenza da shopping o shopping compulsivo è un disturbo caratterizzato dall’irrefrenabile quanto incontrollabile impulso a comprare che, se non soddisfatto, provoca crisi di ansia e frustrazione.
Qualora, invece, l’impulso trovi soddisfazione nell’acquisto, lo shopper vive una temporanea sensazione di sollievo seguita da sentimenti di vergogna, senso di colpa e di vuoto, nonché delusione per il proprio comportamento.
È proprio questo illusorio stato di benessere iniziale che alimenta il comportamento patologico e spinge chi ne è affetto a continuare a farlo come una vera e propria compulsione.
Le conseguenze poi spaziano da gravi conseguenze psichiche, familiari, sociali, relazionali, lavorative e chiaramente finanziarie.
LE ORIGINI: Già agli inizi del secolo scorso si parlava di malattia dello shopping come fosse un disagio psichico, due autori in particolare, Kreapelin e Bleuer, che ne descrissero le fondamentali caratteristiche sotto il nome di “oniomania” o “mania di comprare”.
COS’HA IN COMUNE CON ALTRI DISTURBI: Nonostante tutto però, ad oggi, non esiste una diagnosi di dipendenza da shopping, poiché essa, come disturbo, non è classificata tra le patologie degli attuali manuali diagnostici, anche se presenta molti aspetti simili alla Depressione, al Disturbo Ossessivo Compulsivo, al Disturbo degli Impulsi e ai Disturbi Alimentari, che sono invece patologie già classificate.
Si avvicina alla Depressione perché anche questo disturbo mostra sentimenti legati alla tristezza, alla frustrazione, alla rabbia, al senso di vuoto, alla bassa autostima e vissuti di inadeguatezza. Anche il trattamento farmacologico è simile: si ha infatti un miglioramento assumendo antidepressivi.
Rispetto al Disturbo Ossessivo-Compulsivo, questa forma di dipendenza presenta caratteristiche simili legate alle ossessioni ed a pensieri ricorrenti che spingono a mettere in atto comportamenti compulsivi irrazionali di cui non si ha controllo.
Con il Disturbo del Controllo degli Impulsi condivide soprattutto l’incapacità a controllare il comportamento.
Infine, anche nei Disturbi Alimentari, quali fra tutti la Bulimia, sono presenti il senso di vuoto, la bassa autostima e la non accettazione della propria immagine.
CHI SONO LE “VITTIME”: Lo shopper compulsivo è rappresentato soprattutto da donne, in genere di classe media e di età media intorno ai quarant’anni.
Generalmente gli oggetti acquistati dalle donne riguardano l’immagine, quindi abbigliamento, cosmetici, borse, gioielli, scarpe.
Gli uomini invece focalizzano la loro dipendenza verso gli oggetti che rappresentano potere o prestigio sociale, come automobili, moto, computer.
Una volta comprati, tali oggetti, perdono il loro fascino e spesso vengono regalati o buttati via o addirittura nascosti quasi a voler nascondere il senso di colpa e la vergogna conseguenti al loro acquisto.
IL RUOLO DELLA SOCIETÀ. Parlando di dipendenza da shopping, non bisogna dimenticare il ruolo importante che gioca la società nell’invogliare al consumismo, reclamizzando modelli sociali da imitare o prodotti da consumare per i prestigiosi vantaggi che possono offrire addirittura dando l’illusione che essi siano in grado di sanare disagi interiori e risolvere problemi personali e insicurezze.
Oggi questi messaggi arrivano anche attraverso la rete e gli shopper lo sanno bene, tanto che si va sviluppando sempre di più il fenomeno dello shopping compulsivo online.
COME GUARIRE? Per quanto riguarda il trattamento di questo disturbo, di sicuro non sono indispensabili i farmaci e neanche sufficienti ma deve essere associata una psicoterapia individuale così da accompagnare la persona a liberarsi della dipendenza per ritrovare la propria stabilità psichica e socio-economica.
In conclusione, non si può non citare la nota scrittrice Sophie Kinsella che ha trattato il disturbo da shopping compulsivo in chiave ironica nel ciclo dei suoi romanzi intitolato “I love shopping”, di cui il primo libro ha dato origine ad un film intitolato appunto “I love shopping”.
Ho scritto l’articolo con la collaborazione della Dott.ssa Irene Loberto.
Dott.ssa Cristina Colantuono
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