“Storie di libri. Amati, misteriosi, maledetti” di Giovanni Casalegno: i libri si raccontano
18-06-2011
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Oggi si parla di una raccolta di racconti sui libri pubblicata recentemente da Einaudi. Troviamo i nomi di tanti famosi ed amati autori: da Flaubert ad Asimov, da Pirandello a Lovercraft, da Hesse a Cortazar a D’Annunzio e tanti altri.
Epoche e stili diversi, con in comune il libro come oggetto di narrazione. In realtà, però, c’è un altro elemento, piuttosto paradossale e sorprendente, che accomuna tutti gli autori di questa bella raccolta: il fatto che i protagonisti, libri e lettori, sono in genere quanto meno strani, stravaganti, se non pazzi, assassini o, quantomeno disadattati. Insomma, i grandi scrittori considerano il loro pubblico in una maniera quantomeno sconcertante.
Si esagera? Basti qualche esempio: nella famosa novella di Pirandello, Mondo di carta, il protagonista, un lettore accanito ed onnivoro, perde la vista e nella sua disperazione assume una svagata fanciulla per leggergli i libri ormai inutili. Ma la ragazza non riesce a soddisfare le pretese del bel matto, il quale allora la prega di leggere a bassa voce! Lei finge di farlo e tutto andrebbe bene se una volta non si lasciasse scappare che quel che è scritto nel libro non è la verità.
Apriti cielo! Il protagonista urla, inveisce, la caccia via. Quel che conta, per lui, non è la verità ma la parola scritta; e che dire de L’uomo con molti libri di Hermann Hesse, laddove troviamo un personaggio che si accorge di aver “sprecato” la sua vita in un mondo artefatto, quello dei libri, negandosi la vera vita? E per rimediare finisce tra le braccia di una povera prostituta che nulla sa di libri. Non basta. Anche il personaggio del racconto dello scrittore italiano Carlo Dossi, De consolazione philosophiae, è un altro esempio di lettore patologico. Il giovane protagonista, infatti, ha sempre amato i libri sin quando nella sua vita è entrata una dolce fanciulla che ne ha conquistato l’arido cuore, facendogli scordare il mondo cartaceo che lo circondava. Ma ora lei sta morendo e lui torna ad amare i suoi libri che lo confortano, non lo abbandonano, lo coccolano. Ma, a sorpresa, la moglie esce dalla crisi ed è viva. Ed ecco come si conclude il racconto:
“E già il singulto di Arrigo taceva e trionfavagli la pupilla. Filosofia tanto invocata gli stava seduta sulle ginocchia e reclinava la testa contro la spalla di lui. Quand’ecco, il dottore. La sua faccia da lunga érasi fatta tonda: Stupirono l’uno dell’altro. – Salva! – esclamò con voce commossa il dottore. – Davvero? – fe’ Arrigo. La voce d’Arrigo scrocchiò. Era gioia?”.
Ed anche il Bibliomane di Charles Nodier, è un altro bel prototipo di disadattato, che vive solo per i libri, che non sa nulla, che viene pestato perché non risponde a tono durante scontri politici nei quali viene coinvolto suo malgrado. In questo caso è apprezzabili l’autoironia del Nodier, scrittore francese di inizio XIX secolo, che accompagna il personaggio in giro per le bancarelle di libri usati, dimenticati, scartati ed inutili. E vi trova allegramente allineati tutti i suoi, rendendosi ben conto che la sua agognata immortalità letteraria resterà un sogno.
Ma il protagonista resta l’amico bibliomane, completamente perso nei libri. I quali libri se non sono in mano a degli scombinati, fanno guai di loro! O sono causa di omicidi come nel racconto di Flaubert, Bibliomania, o sono posseduti dal demonio, come nel racconto di Montague R. James, L’album del canonico Alberico, dove si narra di un antico libro dal quale balza fuori un demone pronto ad uccidere chi questo libro apra! E potremmo continuare ancora. E allora? Allora, a costo di passare per indemoniati, disadattati, pazzi criminali, non possiamo non dire che vale la pena leggere questi straordinari racconti e che, in generale, leggere sarà pure un’attività criminale, ma è un crimine di cui il sottoscritto resta molto fiero.
Federico Smidile
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