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Sentenza Kercher – Conferenza stampa familiari di Meredith e prospettive giudiziarie – Il cerchio è davvero chiuso?

04-10-2011

Sentenza Kercher – Conferenza stampa familiari di Meredith e prospettive giudiziarie – Il cerchio è davvero chiuso?

Il puzzle di questo intricatissimo caso è stato davvero ricostruito? Per la Giustizia non ci sono più misteri da svelare: Amanda e Raffaele sono innocenti. Eppure i dubbi restano più vivi che mai sotto questa apparente certezza. Sono stati tenuti in carcere per quattro anni due innocenti, oppure sono stati liberati due colpevoli?


 

L’ASSOLUZIONE. Sono le 21:50 del 3 ottobre quando Amanda e Raffaele ascoltano, frastornati e impauriti, la sentenza che decreterà la loro piena assoluzione. Non si rendono immediatamente conto di essere liberi. Una frazione di secondo separa le parole del giudice dal loro crollo emotivo materializzatosi in un pianto dirotto.
Dall’altra parte il dolore e lo sgomento della famiglia Kercher, che in un attimo vede ribaltata una verità che sembrava ormai acquisita e deve, quindi, continuare a cercare, trovare un perchè all’assenza incolmabile lasciata da Meredith.
Da quel momento in poi le ore scorrono frenetiche: la scarcerazione immediata, il ritorno a casa dei due ex imputati e l’Italia che si divide una volta di più tra innocentisti e colpevolisti, .
Alla famiglia Kercher, ma anche all’opinione pubblica, restano il vuoto lasciato da una ragazza uccisa brutalmente e le domande assillanti su questa morte inspiegabile. L’assoluzione non ha messo la parola fine a questa storia. Alcuni hanno l’impressione (ma sarà davvero solo un’impressione?) che al puzzle manchi un tassello, o meglio, che un pezzo sia stato posizionato nel modo sbagliato e qualcosa stoni nell’immagine creata.

 

LA CONFERENZA STAMPA. Le parole dette stamattina in conferenza stampa in un albergo di Perugia dalla famiglia Kercher mostrano tutta l’incongruenza di questo verdetto. Il fratello di Meredith, Lyle, usa parole ben ponderate ma realistiche: “E’ stata una giornata lunga e difficile. Rispettiamo la Corte il sistema della giustizia italiana. Il verdetto, così certo due anni fa, è stato capovolto, Amanda e Raffaele sono liberi. Nel verdetto di due anni fa, fu accertato che Guedé non agì da solo solo. Ora ci chiediamo: chi era con Rudy? Adesso per noi continua la ricerca”.
La sorella, Stephanie, ribatte con fermezza alle domande relative alla repertazione del DNA: “Non posso rispondere a questa domanda, sul bene o male. Non sappiamo come doveva essere rilevato il dna. Adesso ci sono 90 giorni per avere le motivazioni della Corte. la cosa più triste per noi è il non sapere chi ha commesso davvero questo crimine”.
Fin qui le risposte sono molto diplomatiche, ma anche oneste. I Kercher, però, non cercano di celare il loro normalissimo disagio e i loro profondi dubbi su questa assoluzione, parlando di un eventuale perdono per Amanda e Raffaele: “Non possiamo perdonare nessuno, se non ha ammesso di avere colpe”. Indubbiamente il loro ragionamento è logico e coerente, ma non si può far a meno di leggere tra le righe di quest’ultima frase una normale e cocente delusione per il verdetto emesso.
Stephenie ha anche aggiunto un parere molto importante nei riguardi del sistema giudiziario italiano, sulla consapevolezza del percorso di ricerca che si dovrà compiere e sul ribaltamento della verità che ha lasciato perplessi i Kercher e l’opinione pubblica: “Ci sono stati due verdetti molto diversi. Ma come ho detto, il primo ha detto che c’erano altri quella sera. Noi pensiamo che ci sia ancora molto lavoro da fare. Abbiamo speranza. Abbiamo fiducia nel sistema, non vogliamo che paghino innocenti. Dobbiamo lasciare alla polizia e alla giustizia quella decisione”.

 

LE PROVE. Da una parte non si può fare a meno di mettersi nei panni della famiglia di Meredith e di comprendere con tutta l’umanità di cui noi italiani siamo capaci il dolore, l’amarezza, l’incertezza di tutta la vicenda. Dall’altra, però, bisogna considerare i fatti cosi come sono stati riportati; le tesi dell’accusa sono state completamente demolite. Sono state frantumate in modo quasi chirurgico e non è stato poi cosi complicato: c’è il sospetto di errore nel rilevamento del DNA, dubbi sull’appartenenza a Raffaele della famosa impronta insanguinata trovata sul tappetino del bagno, la testimonianza contraddittoria del clochard. Tutto questo ha reso il castello dell’accusa facilmente espugnabile. La difesa è stata molto convincente e ha puntato sulle fragilità evidenti dell’impianto accusatorio.
I dubbi e le incertezze hanno giocato un ruolo fondamentale in questa storia e nell’assoluzione stessa. Bisogna ricordare, infatti, che il nostro sistema giudiziario si basa sulla presunzione di innocenza: un individuo è innocente fino a prova contraria. Lo stesso vale per Amanda e Raffaele. La prova contraria al di là di ogni ragionevole dubbio non c’è stata, questo è un fatto, dunque i due non potevano essere tenuti in carcere. Non è importante ciò che si pensa, ciò che si ritiene. Bisogna avere prove per dimostrare dei fatti. Se le prove non ci sono o se ci sono dubbi sulla loro validità e sulla loro natura, si presenta il caso di coscienza su cui si deve riflettere, poichè si tratta di decidere su vite umane.
Interessante è ciò che ha detto Giuliano Mignini, che ha rappresentato l’accusa: “Il nostro sistema giudiziario è il più garantista di tutti, forse anche un po’ troppo… Questa è una questione che merita più di una riflessione, forse… Era un’assoluzione annunciata…Non va bene neppure che il giudice relatore dica ‘l’unica cosa certa è che c’è una persona morta, uccisa, Meredith”.
C’è ampio spunto per un dibattito in queste parole, ma quel che è certo è che mantenere l’equilibrio in nome della giustizia e della democrazia in questi casi è piuttosto arduo. Il confine è molto labile e il rischio non è sempre calcolabile. Cosa è successo davvero ieri sera? Sono stati ingiustamente liberati due colpevoli o sono stati rilasciati due innocenti trattenuti ingiustamente? Si è fatto tutto quel che si poteva per raggiungere la verità? In che direzione si può ancora cercare? Domande lecite, ma chissà se ci sarà mai una risposta certa.

 

IL FUTURO. Oggi, alle 9.30 Amanda ha preso l’aereo che la riporterà a Seattle. Ha atteso il volo in una saletta riservata, protetta da poliziotti italiani e da agenti dell’ambasciata americana. La attende una festa per il suo ritorno a casa.
Raffaele è già tornato a Bisceglie, ma per ora non vuole mostrarsi in pubblico. A parlare per lui è suo padre: “La sentenza mi ha restituito mio figlio e anche la vita”. Raffaele è ancora frastornato e sta cercando di recuperare. Minuto dopo minuto si sta riappropriando della sua vita. Va in giro a toccare le cose e a sentire l’odore dell’erba come se fosse un bambino”.
Entrambi cercheranno una normalità che forse non troveranno mai davvero. C’è già chi getta l’ombra della corruzione sul verdetto di non colpevolezza. Questa è un’altra cosa che va dimostrata, su cui non esistono prove. Non basta di certo, a giustificare l’effermazione, sostenere che le famiglie Sollecito e Knox siano benestanti. Tutto cò rientra nel campo delle opinioni, ma la verità va ancora cercata e questa è l’unica cosa certa al momento. Proprio per cercare una soluzione definitiva al caso, gli avvocati dell’accusa potrebbero decidere di ricorrere in Cassazione, anche se Amanda, pare scontato, ora che è stata assolta, difficilmente tornerebbe in Italia per assistere all’ultimo grado di giudizio. Il pm di Perugia Manuela Comodi è stata molto chiara in proposito: “Gli Stati Uniti sono un paese con cui non abbiamo un trattato di estradizione, e’ un dato di fatto che se venisse assolta andrebbe negli Usa”. Questa affermazione è arrivata durante una pausa dell’udienza del processo d’Appello per l’omicidio di Meredith Kercher  a Perugia.

 

E MEREDITH? La vittima, purtroppo, spesso è diventata una semplice comparsa, un’ombra sullo sfondo.
La sua semplicità, i suoi occhi schietti non hanno fatto notizia. E’ davvero desolante dover scrivere una frase del genere eppure è quello che è successo, quello che malauguratamente accade spesso in questi casi. Il fatto di sangue, i particolari macabri hanno esercitato una grande fascinazione sui media e su molte persone. Si è accantonato molte volte quel “particolare”, per niente trascurabile, che quello scempio mortale lo aveva subìto una giovane ragazza davvero innocente.
Si è voluto a tutti i costi tirare fuori il mito di femme fatale per Amanda, anche se, a onor del vero, la femme fatale è tutta un’altra cosa. Si è costruito un personaggio sul quale,  forse, Amanda potrà vivere di rendita tutta la vita: ma la fantasia corrisponde davvero alla realtà? Dov’è il tassello mancante, ammesso che esista? Ancora dubbi e intanto Meredith non c’è più.
Francesca Rossi

I video della vicenda:

La lettura della sentenza

Parla la famiglia Kercher: \”Meredith è stata dimenticata\”

La reazione della sorella di Amanda dopo il verdetto

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