Attualità e Cronaca Rosa

Donne palestinesi e diritto alla normalità – Fondamentale l’apporto femminile per il cambiamento

03-11-2011

Donne palestinesi e diritto alla normalità – Fondamentale l’apporto femminile per il cambiamento

La società palestinese, nonostante il terribile conflitto in cui è coinvolta da troppi anni, ha voglia di crescere, di vivere e non più di sopravvivere e di realizzare cambiamenti profondi. In prima linea nel percorso di trasformazione ci sono le donne, madri, figlie, mogli e sorelle che chiedono a gran voce diritti e sono pronte a lottare per conquistarli. Anche stavolta, come è già accaduto in altri luoghi e in altre epoche, le donne si sono fatte pioniere di giustizia, solidarietà e umanità.

 

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DONNE PROTAGONISTE. Le donne rappresentano la parte migliore della società palestinese, quella che sta crescendo di più, che si impegna giorno per giorno per raggiungere risultati positivi e consentire alle future generazioni di vivere meglio. A confermare questa teoria è il membro del Consiglio Legislativo Palestinese, Bernard Sabella, che è anche professore di sociologia alla Bethlehem University. Le sue parole, raccolte da Amnesty International durante la Conferenza romana “Le Donne Agenti di Cambiamento nel Sud del Mediterraneo”, sono piene di speranza: “Spesso noi siamo percepiti solo come una società in conflitto e pensata al maschile ma poi se si vanno a vedere le cifre ci stiamo allontanando dalla società patriarcale. Sessant’anni fa non c’erano le scuole per le bambine, oggi alle elementari e nelle scuole secondarie sono la maggioranza.  E il 50 per cento delle donne dichiara di scegliere autonomamente chi sposare. Non siamo così misogini come si pensa. La prevalenza maschile resta solo nella politica. Anche se comunque il Consiglio Legislativo Palestinese ha il 12% di presenza femminile. Certo è poco ma è qualcosa”. Occorre ricordare che Sabella è un membro di Al-Fatah ed è anche un cattolico in un paese in cui i cristiani sono una esigua minoranza.

 

LARGO AI GIOVANI. Sabella è convinto che il futuro della Palestina sia nei ragazzi e nelle ragazze. Durante la conferenza dichiara che le donne nella sua università sono addirittura il 70%, alcune velate, altre no, molte giovanissime, altre meno giovani. Quando gli viene chiesto un parere sulla spinosa situazione politica creata dal potere di Hamas, Sabella risponde subito che la gente non vuole un paese islamizzato e non ha gradito la smodata avidità dei dirigenti di Hamas. Egli non crede nelle ideologie, ma nei fatti concreti. Questi fatti, però, possono realizzarli solo le persone, tutte insieme, giovani e anziani. Fondamentale è, però, il contributo delle donne secondo il professore, il quale ricorda, giustamente, che Hamas ha avuto un enorme appoggio politico perché è stato in grado di coinvolgere in toto la parte femminile della società palestinese.

 

KIFAH ADDARA. Kifah Addara è la promotrice, l’anima della Cooperativa delle Donne Al-Tuwani dal 2004. È diventata leader delle donne palestinesi e lotta costantemente per cambiare il destino della Palestina. Al-Tuwani è un villaggio in Cisgiordania in cui vivono circa 200 pastori palestinesi. La zona è occupata militarmente dagli israeliani e dagli insediamenti dei coloni, che puntualmente cacciano i pastori dalle loro terre, usando anche la violenza. Kifah è diventata una leader nel suo villaggio, coinvolgendo uomini e donne palestinesi, ma anche israeliani che non tollerano la violenza dei militari, dei cittadini o del governo stesso. È riuscita, con il lavoro della Cooperativa delle Donne, ad ottenere dei diritti importanti per le ragazze, come quello di andare a scuola, invece di rimanere a casa a svolgere i lavori domestici fin da piccole. Grazie alla fondazione, inoltre, è stata costruita una scuola e una clinica. Per realizzarla le donne vi hanno lavorato di giorno, poiché di solito gli israeliani non ostacolano le attività femminili, mentre gli uomini vi hanno lavorato di notte, con le donne che facevano da sentinelle pronte a segnalare l’eventuale arrivo dei soldati israeliani. Nel villaggio, poi, è arrivata la corrente elettrica e l’acqua. L’esercito israeliano ha provato a tagliare i fili, ma le donne e i bambini hanno formato una catena umana per tentare di fermarli. A quel punto sono state mandate avanti le soldatesse, che, però, si sono rifiutate di aprire il fuoco contro le palestinesi. Ha trionfato la non violenza e la solidarietà femminile. Non è un luogo comune il fatto che le donne, di tutto il mondo, abbiano un istinto collaborativo, umano e materno estremamente sviluppato e questi avvenimenti lo dimostrano. A volte, forse, non sanno tirarlo fuori, talvolta sono inibite da società patriarcali che hanno imposto loro anche sentimenti come l’odio violento e l’intolleranza verso chi è percepito come “nemico”. Eppure quando le donne ragionano seguendo il loro istinto, diventano uno tsunami umano capace di travolgere tutto ciò che esiste di negativo, di riequilibrare il mondo. Non sarebbe ora di dare un vero aiuto e un ruolo concreto alle donne?

Francesca Rossi

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