Streghe: origine e folclore di una delle figure più temute di tutti i tempi

29-10-2011

Streghe: origine e folclore di una delle figure più temute di tutti i tempi

La figura della strega ha origini antichissime, che risalgono addirittura al mondo classico. Nel tempo è diventata un capro espiatorio per i mali del mondo, soprattutto quelli senza una spiegazione razionale, un simbolo di male assoluto, l’emblema del misterioso, quindi pericoloso, mondo femminile e, infine, uno spauracchio per bambini. Eppure le streghe sono state molto più di questo: erano donne sapienti e anticonformiste. Anche per questo sono state demonizzate e perseguitate.

 

LE ORIGINI. La strega è protagonista di una sterminata letteratura che non sempre è stata in grado di rispondere a tutte le domande su questa inquietante figura e sulle pratiche magiche a cui è tradizionalmente dedita. Con lo studio, però, molte nebbie si sono diradate: la parola deriverebbe dal greco “stryx”, indicando un uccello notturno che, secondo la leggenda, si nutrirebbe di sangue; solo in un secondo tempo il significato sarebbe stato ampliato, comprendendo quello di “donna esperta di magie e incantesimi”. La figura della strega è rintracciabile nella maggior parte delle culture del mondo, anche se, di volta in volta, assume forme e caratteristiche peculiari.
Le inquietanti megere erano presenti già nel mondo greco e romano, pensiamo alle Erinni portatrici di morte e dolore, o a Medea, la maga sapiente, ma omicida e avvelenatrice, oppure alla scaltra Circe, che trasformò i compagni di Ulisse in porci e trattenne l’eroe di Itaca sulla sua isola per un anno. Dal Medioevo in poi si è formata l’immagine della strega come la conosciamo oggi: una donna che ha ripudiato la religione, si dedica a sortilegi che sovvertono l’equilibrio del mondo, si reca al sabba a cavallo della sua scopa e si concede anima e corpo al diavolo. Tra gli animali che le sono stati associati troviamo il gatto, considerato un famiglio della strega. I gatti neri, in particolare, non hanno goduto di grande benevolenza, divenendo, durante la caccia alle streghe, protagonisti di barbare torture e tremendi roghi. Non a caso ancora oggi, alcune volte, il povero micio nero è al centro di sciocche, vergognose e crudeli superstizioni. Alla strega è stato associato, nel tempo, tutto ciò che è brutto, sgraziato, dannoso, oscuro. Il male, l’odio, l’invidia, la morte, la vendetta sono gli elementi che danzano attorno a lei durante il sabba. L’unico modo che aveva per purificarsi era il fuoco.

 

LA CACCIA. La caccia alle streghe ha avuto inizio alla fine del Quattrocento e gli studiosi individuano due ondate di pesante violenza persecutoria: la prima tra il 1480 e il 1520, la seconda tra il 1560 e il 1650. Alcuni ricercatori sostengono che tra il 1580 e il 1670 la paura verso le streghe, la violenza della caccia e l’isteria collettiva abbiano raggiunto livelli tali da divenire un vero e proprio flagello sociale. La bolla Summis Desiderantes Affectibus, promulgata da papa Innocenzo VIII il 5 dicembre 1484 è considerata una delle basi d’appoggio principali per l’Inquisizione: il documento, infatti, stabilisce in modo ufficiale il legame tra stregoneria e maleficio; inoltre conferisce ampi poteri ai due terribili inquisitori che operavano nella Germania del Nord all’epoca, Sprenger e Institor, tristemente noti per aver scritto quel delirio di barbarie e misoginia che è il Malleus Maleficarum (Il Martello delle Streghe). Per queste ragioni la bolla del 1484 è considerata il documento che istituisce ufficialmente la caccia alle streghe. L’epoca dei roghi, delle torture fisiche e psicologiche, della demonizzazione della donna, dei processi farsa e della delazione era appena iniziata.

 

MEDEA E LE ALTRE. L’ultima donna condannata a morte per stregoneria è stata Anna Goeldi, uccisa in Svizzera nel 1782. La sua figura è stata riabilitata solo nel 2008. Ma chi erano davvero le streghe messe a morte? Di certo non erano solo donne vecchie e brutte, anzi, molte di loro erano giovani e belle e spesso proprio questa era la loro colpa: la loro avvenenza poteva suscitare gelosie e consegnarle direttamente nelle mani del boia senza che avessero commesso alcunché. Denunciare spesso era semplicissimo: bastava scrivere, in forma anonima, il nome di una o più persone sospette su un bigliettino lasciato cadere in un contenitore apposito, situato in chiesa. Il resto era compito degli inquisitori. Da ciò si deduce immediatamente che bastava una antipatia, una inimicizia, un torto subito o una semplice invidia per finire dritti davanti al tribunale dell’Inquisizione. Di solito le persone accusate erano donne (ma molti sono stati anche gli uomini) di bassa estrazione sociale, per esempio prostitute, o levatrici o donne esperte nella conoscenza delle erbe. Si trattava, per lo più, di persone che vivevano ai margini della società, o che, come negli ultimi due casi citati, avevano il “potere” di guarire, di far partorire, di alleviare sofferenze. In una società patriarcale come quella che fece da sfondo alla persecuzione delle streghe, non si poteva accettare che semplici donne, già di per sé esseri inferiori rispetto agli uomini, custodissero una conoscenza cosi grande, capace di prevaricare perfino la religione. Dovevano essere punite per un simile affronto all’ordine del mondo. La stessa Medea, per essere precisi, era una sacerdotessa di Ecate (associata proprio alla Luna e alle streghe), una donna potente in quanto depositaria di un immenso sapere nel campo della magia naturale; per questo temuta, più che rispettata.
Oltre a questo era in atto una feroce demonizzazione della donna, una misoginia senza limiti, accompagnata da una notevole dose di repressione sessuale, che vedeva nell’altra metà del cielo niente altro che diavoli lascivi, tentatori, che con il loro corpo avrebbero potuto perfino tentare il più onesto degli uomini.
Oggi la strega è diventata una maschera di Halloween, uno spauracchio per bambini, un ottimo soggetto per romanzi e film, ma la sua è una storia oscura, per molti versi ancora da scoprire e interpretare; una storia forgiata dalle fiamme, dalle torture, dalla superstizione e da quell’assurda concezione secondo la quale la donna non sarà mai pari all’uomo. Oggi la caccia alle streghe non c’è più fortunatamente, ma la persecuzione contro le donne, in fondo, non è mai terminata.
Francesca Rossi

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